Scrittrice, giornalista, esperta di marketing: quella di Mila Orlando è una carriera a tutto tondo che spazia dall’ambito comunicativo a quello puramente creativo.
Napoletana doc, appassionata di cibo, lettura e viaggi, ama definirsi una persona comune, normale, a cui piace scoprire ogni giorno cose nuove.
Dopo averla conosciuta con il romance “Quando l’amore chiama” edito da YouFeel di Rizzoli (2014), Mila ha deciso di riprovarci, cambiando genere, e puntando sulle emozioni in “Chiedimi se ti amo ancora“. L’abbiamo intervistata per parlare del nuovo libro, del rapporto con la casa editrice e di altro ancora.
Ciao Mila è un piacere averti con noi su Parole a Colori per parlare della tua seconda avventura per Rizzoli e dei tuoi progetti.
Iniziamo da principio: come nasce in te la passione per la scrittura?
Ciao a tutti, intanto. Passando alla domanda, credo sia una passione che ho sempre avuto. Sin da piccola avevo il sogno di scrivere un romanzo – conservo ancora i quaderni dei tanti tentativi maldestri fatti negli anni -, sogno che però non ho mai concretizzato. Poi, nel 2010, ho deciso di prendere questa passione sul serio e ho iniziato ad abbozzare quello che sarebbe poi diventato “Quando l’amore chiama”.
Hai sempre saputo di voler fare questo nella vita? Mila a dieci anni voleva diventare…?
A dieci anni volevo fare la maestra, come tante bambine a quell’età. Intorno ai venti, invece, ho iniziato a cullare il desiderio di diventare scrittrice, ma era una cosa che tenevo per me. Credevo che gli altri mi avrebbero presa in giro, e io non mi sentivo all’altezza.
Come ti descriveresti, usando solo poche parole?
Caparbia, ironica e inguaribilmente romantica.
Nel 2014 hai esordito come autrice con il romance “Quando l’amore chiama”, edito da Rizzoli nella collana digitale YouFeel. Ci racconti com’è andata?
“Quando l’amore chiama” mi ha regalato tante soddisfazioni: prima di tutto quello di essere scelto e pubblicato da un grande editore come Rizzoli, e poi l’apprezzamento da parte dei lettori. Ho ricevuto tanti pareri positivi, ma anche diverse critiche costruttiva, che mi hanno aiutato a crescere e spronato a fare meglio.
Com’è far parte di una collana digitale pensata per un pubblico femminile come YouFeel? Hai stretto dei rapporti con le altre autrici?
È stimolante, perché non sei solo, e inevitabilmente si sono creati dei legami. Con alcune colleghe è nato uno splendido rapporto di amicizia. E poi è bello fare il tifo per le autrici che pubblicano, a ogni nuova uscita.
“Chiedimi se ti amo ancora” è la tua seconda pubblicazione, per lo stesso editore. Con questa storia hai cambiato mood giusto?
Si, sono passata da una storia romantica a una piena di sentimenti, infatti “Chiedimi se ti amo ancora” è stato inserito nel mood emozionante. La storia di Alice è nata dentro di me a poco a poco, fino a quando non ho sentito il bisogno di darle una forma. Ero talmente coinvolta durante la scrittura, che ho sofferto con la mia protagonista. Proprio per questo è un libro a cui tengo tanto.
Il mercato editoriale, oggi, è molto diverso rispetto al passato. Aver visto le tue opere pubblicate in formato digitale ti ha fatto pensare “Ce l’ho fatta!”, oppure al cartaceo è ancora legato quel prestigio in più, necessario per considerarsi un vero autore?
In futuro non mi dispiacerebbe arrivare allla pubblicazione cartacea, lo ammetto, ma non credo che il tipo di formato sminuisca l’autore o il libro. Io ho fatto un primo passo, in digitale, ma spero di farne tanti altri in futuro. Voglio crescere come autrice, voglio migliorare la mia scrittura e imparare dalle colleghe, soprattutto italiane, che non hanno nulla da invidiare alle firme straniere. Per cui no, ancora non mi sento di dire che c’è l’ho fatta.
Due libri all’attivo, una carriera lavorativa parallela nel mondo della comunicazione. Possiamo dire che, se anche con la scrittura in Italia non si arriva a fine mese, tu hai trovato una formula che ti permette di non sacrificare troppo le tue passioni?
Al momento investo quasi tutto il mio tempo libero nella scrittura, che prendo molto seriamente. Cerco di scrivere ogni giorno, anche se in sessioni brevi. Ho imparato a utilizzare qualunque strumento, per farlo, quindi mi capita di impugnare il cellulare e buttare giù idee e parole con quello. Sul mio vecchio iPhone ho scritto parecchi capitoli dei miei primi due romanzi; adesso ne ho comprato uno nuovo e già lo sto mettendo alla prova.
Da autrice non più esordiente, quali consigli ti sentiresti di dare a tutti quelli che sognano di pubblicare un libro? A chi pensa di avere l’idea giusta nel cassetto e non sa come farla arrivare al pubblico?
Quello che posso dire è di avere tanta caparbietà e di non arrendersi alla prima difficoltà. Io consiglio di avere sempre un approccio professionale, sia che si voglia arrivare a una casa editrice, sia che si tenti l’auto pubblicazione. In entrambi i casi, far valutare il testo da un editor e poi perfezionarlo laddove ci siano dei punti deboli è un’ottima scelta. Una volta che il testo è completo, è inutile inviarlo a destra e a manca, senza fare una scelta. Invece andrebbero selezionate solo le case editrici che, per genere o politica editoriale, possano essere realmente interessate al manoscritto. Un ottimo modo per imparare a muoversi in questo settore, secondo me, è iscriversi ai gruppi legati al genere letterario che ci interessa e leggere i blog, sono ottimi strumenti di confronto con altri autori e lettori forti.
Dopo “Chiedimi se ti amo ancora” stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Al momento ho due storie in fase di revisione. Sono tutte e due romantiche e spero davvero che possao vedere la luce l’anno prossimo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Prima di tutto vorrei riuscire a focalizzarmi sempre di più sulla scrittura, e poi mi piacerebbe pianificare una serie di romanzi. Ho già l’idea di partenza, ma devo svilupparla e voglio farlo come si deve.
E il tuo sogno nel cassetto?
Fare della scrittura il mio mestiere. Quando le cose non vanno bene, mi ripeto quello che diceva Walt Disney:”Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Staremo a vedere come andrà.