Un romanzo che intriga a partire dalla copertina, e che poi tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina. È uscito in libreria a ottobre per Castelvecchi nella collana Tasti “Killer Tattoo: la strana coppia”, il nuovo libro di Daniela Schembri Volpe.
Autrice, editor e giornalista pubblicista, nata a Palermo, Daniela ha all’attivo diverse pubblicazioni inerenti la città di Torino – tra le altre “Keep Calm e passeggia per Torino” e “Le incredibili curiosità di Torino”, edito da Newton Compton – e anche un giallo per ragazzi, “È Natale per tutti”.
Nella nostra intervista abbiamo parlato con lei del suo ultimo lavoro, che unisce elementi intriganti come i tattoo e l’esoterismo, ma anche della creatività al tempo del lockdown e del futuro del comparto editoriale nel nostro Paese.
Ciao Daniela, è un piacere averti con noi su Parole a Colori.
Ciao a tutti.
Si dice che l’abito non fa il monaco – nel nostro caso, la copertina non fa il libro. Però la tua salta decisamente all’occhio, con i suoi colori sgargianti e l’immagine macabra. Come ti è venuta l’idea?
La Calavera Catrina della tradizione messicana del Dia de los muertos è la perfetta sintesi del romanzo, horror ma anche humor, horror stemperato da momenti esilaranti. Semplicemente ho digitato sul web la parola grottesco e sono apparse immagini del teschio messicano.
Il tuo libro è un thriller molto ben costruito, che attraversa l’Europa e unisce diversi elementi intriganti – i tatuaggi, l’esoterismo, le ossessioni. Com’è stato lavorare a un progetto così complesso? Hai mai temuto di “perderti per strada”?
È stato complicato perché ogni tassello doveva andare al proprio posto, ma in questo ho avuto preziosi consigli dalla mia editor. Sono editor anch’io però ognuno di noi deve sottoporre al proprio editor l’opera scritta. Si rischia seriamente di perdersi…
E c’è stato qualcosa in particolare che ti ha ispirata? Insomma, com’è nata questa storia?
È nata da una sfida con me stessa, ovvero scrivere una trama fuori dal solito format che ci propongono gialli e fiction di serie B: assassinio, scientifica, commissario, colpevole. Mi hanno ispirato persone conosciute nella vita reale.
C’è qualcosa di Daniela, nel personaggio di Dafne Volpi, guida turistica che si ritrova, suo malgrado, a indagare sulla sparizione di alcuni adolescenti?
Sì, abbiamo in comune l’essere madri, l’acquariofilia, il cioccolato dark, un marito in Kazakistan e altro…
Nella vita non sei solo autrice, ma anche editor. Com’è stato passare “dall’altra parte della barricata” (anche se sappiamo che questa non è la prima volta per te)?
Ho sempre il timore di cadere nelle stesse trappole in cui cadono gli autori dei libri che edito. E in questo caso l’editor che è in me tiene sotto controllo l’autrice… Un dualismo stimolante, ma non nascono dissidi, riesco a tenere le due identità sotto controllo.
Quando scrivi utilizzi le competenze che hai fatto tue editando i libri degli altri? Sei un po’ editor di te stessa, insomma? Oppure tieni le due sfere ben distinte e ti lasci trasportare dalla creatività, lasciando poi ad altri il compito della correzione?
Sarei folle se non le utilizzassi, certo, sono competenze preziose che aiutano nella gestione dei personaggi, della sintassi, di ogni particolare che riguarda il testo. In ogni caso una casa editrice seria applica l’editing e la correzione di bozze.
Durante il lockdown di primavera alcuni scrittori hanno raccontato di aver trovato l’ispirazione, altri di averla persa. Com’è stato per te? Hai usato il tempo per dedicarti a nuovi progetti oppure ti sei sentita bloccata?
Ho proseguito nel mio lavoro come se nulla fosse, avevo delle scadenze e dovevo rispettarle.
E che ne pensi del fatto che le nuove normative lascino aperte le librerie anche nelle zone rosse, quelle con il lockdown più stringente? Un implicito riconoscimento del valore del libro come “bene primario” che in un Paese come il nostro, dove si tende a leggere poco, fa ben sperare?
Vedo tutti questi DPCM come una grave limitazione ai principi costituzionali. Un bombardamento mediatico da propaganda di regime. Non sono negazionista, attenzione, ma ognuno di noi dovrebbe essere dotato di un senso critico costruttivo non venire “costretto” a seguire le norme. Purtroppo questo è mancato. Le librerie devono rimanere aperte, però ricordo che la gente ha sempre meno soldi da investire nella lettura e questo è un problema.
Hai all’attivo un giallo per ragazzi, diverse pubblicazioni su Torino e il suo lato “magico” e adesso anche un thriller. E adesso? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Sto lavorando al sequel di “Killer tattoo: la strana coppia” e a libri sul territorio che con queste restrizioni indicano i luoghi di prossimità da esplorare.
Grazie a Daniela Schembri Volpe per essere stata con noi.
Un saluto a tutti i lettori di Parole a Colori.