Nata a Genova, cresciuta in una famiglia che comprende un cane, un pappagallo e diversi topi domestici, Daniela Carucci si è innamorata del mondo del teatro da bambina, durante uno spettacolo di ombre cinesi che ricorda ancora oggi.
Laureata in Storia del teatro, ha calcato nel corso degli anni la scena insieme a clown, attori sociali, narratori, corpi poetici in movimento prima di dedicarsi al teatro per l’infanzia e l’adolescenza.
Oggi conduce laboratori per ragazzi e adulti e corsi di formazione per insegnanti ed educatori, dove mette in relazione teatro e letteratura. Si occupa anche di storie e immaginario come giornalista, narratrice e autrice.
Il 7 marzo 2019 è usciro per Sinnos editore il suo primo libro di narrativa per lettori dai 6 anni in su, “Ruggiti“, storia di una bambina coraggiosa, un vecchio leone da circo e un meccanico innamorato. Ne abbiamo parlato con lei nella nostra intervista.
Ciao Daniela, è un piacere averti qui con noi su Parole a Colori.
Una bambina vivace e curiosa, un vecchio leone lasciato indietro dal circo, un meccanico innamorato. Sono loro i protagonisti del tuo libro illustrato, “Ruggiti”. Com’è nata l’idea per questa storia? E c’è un personaggio che è nato prima degli altri?
“Ruggiti” è una storia vera, o meglio, è un po’ vera e un po’ no. Quando avevo otto, nove anni, si è sparsa la voce che il meccanico che aveva la sua officina proprio sulla strada che portava alla scuola avesse accolto, tra un rottame e un altro, un vecchio leone. Io tutte le volte che passavo di lì spiavo tra l’erba alta e la recinzione per scoprire se quel leone ci fosse davvero, speravo con tutto il cuore che il re della foresta fosse vicino a me, a due passi. È nato tutto da un ricordo e dal mio desiderio che quel leone ci fosse davvero, così sono arrivate le prime pagine del romanzo.
“Ruggiti” parla di amicizia, di quei legami che superano ogni differenza, anche quelle di specie. Ma c’è spazio anche per la fantasia, l’amore, la voglia di essere se stessi. C’è un messaggio in particolare che vorresti che i lettori, giovani e non, portassero con loro una volta chiuso il libro?
“Ruggiti” non ha una morale o un messaggio da dare, ho scritto solo una storia: quella che avrei voluto vivere con quel vecchio leone di cui si vociferava tanto e che non ho mai visto davvero. Mi piace pensare che ognuno trovi in quest’avventura quello che gli assomiglia, che gli serve, che gli piace. Per quanto mi riguarda osservo i miei personaggi e imparo: da Mia che ci si può avvicinare a creature che a prima vista non sembrano avvicinabili, che si può essere amici in tanti modi diversi, che si può trovare la forza di lottare contro l’ingiustizia; da Leo la bellezza del selvatico, che ognuno è quello che è; da Mario ad accogliere, ad attendere, a coltivare i propri sogni, e così via.
Parliamo un attimo di come si scrive un libro per bambini. Trattandosi di opere dove la fantasia regna sovrana, un autore si lascia andare e non si pone limiti? Oppure è importante darsi comunque qualche regola, altrimenti il rischio di inserire in una sola storia troppi elementi differenti è alto?
Non so come si scrivono i libri per bambini, so come ho scritto “Ruggiti”, ogni libro e ogni autore ha una storia diversa. Per me scrivere è un gioco appassionante che mi diverte e mi affatica allo stesso tempo, ma è così per ogni gioco no? E per giocare servono delle regole, ma le regole non sono sempre le stesse: si possono reinventare, stravolgere, capovolgere. Rimane fondamentale darsi dei punti di riferimento se no si rischia di trovarsi in un “tutto” in cui si perde l’orientamento e non si sa più dove si sta andando. Per quanto riguarda l’immaginario penso che ci sia in ogni momento della nostra vita, solo che non ci facciamo caso, a me capitano cose molto fantasiose ogni giorno; il reale e l’immaginario convivono nella quotidianità come nella scrittura.
Il tuo libro può contare, oltre che sulle tue parole, sui bei disegni di Giulia Torelli. Com’è stato lavorare con lei? Vi siete trovate subito sulla stessa lunghezza d’onda, per quanto riguarda questa storia?
Non conoscevo Giulia prima che illustrasse “Ruggiti”, è stato lo staff editoriale di Sinnos a sceglierla. Da parte mia quando ho visto le prime illustrazioni ho capito che era la scelta giusta: mi piacciono i suoi disegni irriverenti, colorati, vivaci, assomigliano al ritmo, alle parole e alla storia che ho scritto.
A inizio aprile hai portato insieme a Sinnos il tuo “Ruggiti” alla Bologna Children’s Book Fair. Com’è stata questa esperienza?
Entrare in quel posto così speciale per la prima volta da autrice è stato emozionante. Da qualche anno frequento la fiera come addetta ai lavori per aggiornarmi, conoscere opere che arrivano da tutto il mondo, i giovani illustratori, le tendenze in atto, visto che recensisco opere di letteratura e illustrazione in questo settore. Essere a Bologna con “Ruggiti” è stato bellissimo.
“Ruggiti” è una bellissima, colorata, realtà. E adesso? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? E pensi di andare avanti con i libri per bambini oppure non disdegni l’idea di cimentarti anche in generi diversi?
Sì, da quando ho finito “Ruggiti” ho iniziato a scrivere un altro libro, ma il tema che ho scelto fa sì che sia per ragazze e ragazzi un po’ più grandi. Scrivo per l’infanzia e l’adolescenza non perché disdegni le altre età o la letteratura che si rivolge ai lettori adulti, ma perché è una mia esigenza entrare in quello stato, in quel momento della vita, nella parte di me che lì rimane e che da lì guarda il mondo, trovo molta saggezza e ispirazione in quella condizione esistenziale.
Grazie a Daniela Carucci per essere stata con noi.