Un film di Valerio Attanasio. Con Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci, Clara Alonso, Tonino Taiuti. Commedia, 96′. Italia, 2018
Antonio Bonocore (Poggi) è un praticante legale che lavora – senza contratto e per 300 euro al mese – come assistente del chiarissimo professor Toti Bellastella (Castellitto), principe del foro e docente di Diritto penale. Per Bellastella Antonio fa di tutto, comprese la spesa e la preparazione di pasti gourmet, precipitandosi ogni giorno dall’agro romano al centro della Capitale dopo due ore di trasporti pubblici. Ma il suo zelo polivalente non basta: per fargli compiere il salto di qualità Bellastella propone al giovane praticante il sacrificio personale di impalmare l’amante spagnola dell’avvocato e permetterle di acquisire la cittadinanza italiana. Riuscirà Antonio a mediare fra la sua coscienza e il desiderio di affermarsi in un mondo dominato dalle raccomandazioni?
Dopo essere stato co-sceneggiatore di film di successo come “Smetto quando voglio” e “Gianni e le donne”, Valerio Attanasio debutta alla regia di un lungometraggio con “Il tuttofare”, una commedia irriverente e divertente che racconta uno spaccato della nostra società alla deriva senza fare sconti a nessuno.
Antonio Bonocore (Poggi), praticante in legge, sogna un contratto nel prestigioso studio del suo mentore, il principe del foro Salvatore “Toti” Bellastella (Castellitto). Per lui Antonio fa tutto: assistente, portaborse, autista e perfino cuoco personale. Il fatto è che lo studio è di proprietà di Titti (Ricci), la moglie di Bellastella.
Quando Antonio supera brillantemente l’esame di stato, ha la possibilità di diventare socio dello studio con un compenso eccezionale. Eppure c’è ancora un favore da fare: Antonio dovrà sposare Isabel (Alonso), l’amante argentina di Toti, per assicurarle la cittadinanza italiana. Si tratta solo di una firmetta in Comune… e così il ragazzo accetta, ma sarà l’inizio di un mare di guai.
Commedia brillante, dal ritmo perfetto, grazie a una sceneggiatura senza sbavature, “Il Tuttofare” riesce nell’intento, non facile, di raccontare l’ingresso di un giovane nel mondo del lavoro: l’iniziazione alla società di un brillante studente universitario, costretto dalle circostanze a scendere a patti con la propria coscienza pur di affermarsi.
Il luminare dell’avvocatura penale interpretato magistralmente da Sergio Castellitto è un mix di maschere prese in prestito, nemmeno troppo velatamente, dalla commedia all’italiana: difficile non scorgere nella sua opportunistica ferocia uno dei protagonisti de “I mostri” di Dino Risi, così come evidente è il divertimento dell’attore nel caratterizzarlo.
Un mentore che si trasforma in antagonista: una contraddizione in cui si esemplifica l’eterno conflitto tra coloro che occupano posizioni di potere e la massa di quelli che sognano di prenderne il posto.
Funzionale a questa contrapposizione è l’interpretazione di Guglielmo Poggi, nei panni del giovane di belle speranze ancora alla ricerca del suo posto nel mondo.
“Il Tuttofare”, con la sua ironia che lo rende una perfetta satira sociale, diverte e si diverte nel raccontare l’eterna lotta per la sopravvivenza tra il ricco e il povero, il raccomandato e quello senza santi in paradiso, l’impegnato e il nullafacente, e ovviamente il potente che, alla fine, attraverso espedienti vari, vince sempre.