“Il sacrificio del cervo sacro”: quando la famiglia perfetta scricchiola

Yorgos Lanthimos riflette sul declino della società, con un film che rimanda apertamente a Kubrick

Un film di Yorgos Lanthimos. Con Nicole Kidman, Alicia Silverstone, Colin Farrell, Bill Camp, Raffey Cassidy. Drammatico, 109’. Gran Bretagna, USA 2017

Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All’insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla.

 

La famiglia può essere considerata ancora oggi il cuore e il centro della società? Un’istituzione che gode di buona salute, all’interno della quale trovare serenità e accoglienza? Oppure, nel caos post-moderno, anche questo pilastro scricchiola, minato da agenti esterni e interni?

Sono le tematiche al centro del nuovo film di Yorgos Lanthimos, “Il sacrificio del cervo sacro”, presentato al Festival del cinema di Cannes 2017, che attinge a piene mani da un lato dalla classicità (chiaro il riferimento, già nel titolo, alla tragedia di Euripide “Ifigenia in Aulide”) dall’altro dal cinema di Kubrick per raccontare una storia di vendetta ed espiazione.

Quello che manca, nel film, è una qualche linearità narrativa. Soprattutto si fatica a capire come il giovane Martin – magistralmente interpretato dal carismatico Barry Keoghan – riesca non solo a insinuarsi nella vita della famiglia di Steven (Farrell) e Anna (Kidman) ma addirittura a divenire una sorta di Deus ex machina, decidendo vita e morte altrui.

Interrogato in conferenza stampa a riguardo, Lanthimos ha risposto laconicamente: “La non chiarezza nello spiegare l’origine di Martin è stata una mia precisa scelta narrativa. Nel cinema non è sempre necessario spiegare ogni cosa”.

 

Il biglietto da acquistare per “Il sacrificio del cervo sacro” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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