“Il professore e il pazzo”: un biopic poco originale ma piacevole

Mel Gibson e Sean Penn magistrali nell'opera prima - solenne ma troppo articolata - di Farhad Safinia

di Concetta Piro

 

Un film di Farhad Safinia. Con Mel Gibson, Sean Penn, Eddie Marsan, Natalie Dormer, Jennifer Ehle, Steve Coogan. Biopic, 124′. Irlanda 2019

Dopo anni di stallo, nel 1879, la grande impresa di redazione dell’Oxford English Dictionary, trovò nuova linfa, e vide più tardi la luce della pubblicazione, grazie al lavoro infaticabile del professor James Murray e dei volontari di tutto il mondo a cui si era appellato, per cercare di individuare e spiegare ogni parola della lingua inglese. Tra questi, il più solerte e affidabile mittente di schede, era un uomo che si firmava W.C. Minor, che Murray scoprì risiedere nel temibile manicomio di Broadmoor. Anni prima, infatti, vittima di una gravissima paranoia, Minor aveva ucciso per errore un passante, scambiandolo per il suo persecutore immaginario, e lasciando la moglie di lui vedova con sei figli da sfamare.

 

L’utilizzo di toni cromatici scuri, e quel giocare tra luce e ombre, conferisce a “Il professore e il pazzo” di Farhad Safinia, con protagonisti Mel Gibson e Sean Penn, lo spessore tipico del genere storico.

La fotografia compatta, inoltre, dà alla pellicola una certa solennità, incrementata anche dall’utilizzo di un linguaggio forbito, che tiene lo spettatore alla giusta distanza. Chi guarda può avvicinarsi alla storia solo in certi momenti, ma prova comunque una certa empatia con i protagonisti.

Il problema è che la sceneggiatura è talmente articolata da finire per risultare contorta. Ci sono troppe storie che si intrecciano, nel “Professore e il pazzo”, un periodo temporale troppo ampio da coprire. A un certo punto si perde il senso del racconto, la storia diventa troppo difficile da seguire, i personaggi troppo distanti.

Quando scorrono i titoli di coda si prova un senso di incompiuto che non si placa nemmeno ripensando alla prima parte del film – molto bella e coinvolgente – rispetto alla seconda, frettolosa ed eccessivamente romanzata.

Uno dei punti forti dell’opera prima di Safinia è sicuramente l’interpretazione di Sean Penn, a dir poco fantastica. Il suo William Chester Minor oscilla tra la follia pura e la lucidità assoluta, che spaventa forse più della follia stessa, e ogni emozione e stato traspare a partire dallo sguardo, smarrito ma mai spento.

Non da meno la prova di Mel Gibson che riesce a dare corpo alla figura del professor James Murray, e affianca Sean Penn in modo magistrale, formando con lui una coppia inedita ma davvero affiatata.

Farhad Safinia al suo esordio come regista dopo il passato da sceneggiatore (Apocalypto) non eccelle ma regala al pubblico una pellicola delicata, dal tono sommesso ma piacevole da vedere.

 

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