Un film di Damien Chazelle. Con Ryan Gosling, Claire Foy, Jon Bernthal, Corey Stoll, Kyle Chandler, Jason Clarke. Titolo originale: First man. Biografico, 138’. USA 2018

Neil Armstrong, ingegnere aereonautico e aviatore americano, conduce una vita bucolica e ritirata con la famiglia a cui ha ‘promesso’ la luna. La morte prematura della sua bambina lo spinge a partecipare al programma Gemini, il secondo programma di volo umano intrapreso dagli Stati Uniti il cui scopo era sviluppare le tecniche necessarie ad affrontare viaggi spaziali avanzati e successivamente impiegati nella missione Apollo. Selezionato e assoldato come comandante della missione Gemini 8, Neil è il primo civile a volare nello spazio ma sulla Terra le ripercussioni sono fatali. Tra incidenti tecnici e lutti in decollo e in atterraggio, tra la guerra in Vietnam e le tensioni sociali del ’68, tra due figli da crescere e una moglie da ritrovare, Armstrong bucherà il silenzio del cosmo prendendosi la Luna.

 

Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità: forse nessuna frase nella storia dell’uomo è diventata più famosa di questa, pronunciata da Neil A. Armstrong il 20 luglio 1969, con il mondo fermo a guardarlo diventare la prima persona a mettere piede sulla Luna.

Basato sul libro di James R. Hansen e scritto da Josh Singer (Spotlight , The Post), “Il primo uomo” (First Man) di Damien Chazelle inizia otto anni prima del celebre sbarco, raccontando la scalata di Armstrong da recluta alla NASA a capitano dell’Apollo 11.

Al tempo stesso cosmico e domestico, il film si concentra su un uomo che lotta per il successo con una forza di volontà irremovibile e ultraterrena. In questo, “Il primo uomo” è inconfondibilmente Chazelle: il Neil Armstrong di Gosling, nelle sue sfumature tragiche, vive quella famosa storia da un’angolazione intima, umana.

Concentrandosi sull’emotività dell’uomo Neil piuttosto che sull’astronauta Armstrong, il film non si inserisce nel filone SciFi. Piuttosto si tratta di un dramma famigliare, di un’opera che parla di umanità, di speranza, di vita e di morte.

Il regista di “La la land” riesce ancora una volta a confezionare un’opera classica nel tema e nella struttura, ma al passo coi tempi grazie alle scelte di regia e alla splendida colonna sonora di Justin Hurwitz, la ciliegina sulla torta.

Nel complesso, si tratta di un film straordinariamente montato – da sottolineare il grande lavoro di Tom Cross -, dagli effetti visivi vintage ma azzeccati.

Chazelle guida l’azione alternando all’eleganza di una danza spaziale in una scena l’intensità di un lancio di razzi nella successiva. Queste due modalità si combinano per un’esperienza potente, che ispira nel pubblico nuova stima per l’impresa compiuta da ingegneri e piloti della missione.

La danza magnetica del film tra tragedia e meraviglia è tutta nello sguardo di Ryan Gosling/Neil Armstrong mentre la Luna si materializza all’orizzonte, con la superficie del satellite che si riflette all’improvviso sul suo casco aerospaziale. Quando l’ossessione dell’uomo da migliaia di anni è diventata impresa possibile.