Un cortometraggio scritto e diretto da Federico Olivetti. Con Paolo Musio, Sabrina Impacciatore, Franco Ravera. 16′. Italia 2019
Paolo e Maria sono due sposini ordinari che vivono alle porte del paese. Una mattina Paolo esce di casa per comprare del pesce e non torna più. Giù in paese, in piazza, una donna è stata derubata di una collanina da un malandrino sedicenne che riesce a scappare dopo il misfatto e Paolo, incrociandosi con la donna e la gente del paese, è additato dalla vittima e accusato del furto. Allora scappa ma alla fine è acciuffato da un poliziotto e portato in una cantina. Lì il poliziotto gli ordina di stare immobile ad aspettare il suo ritorno.
L‘abito non fa il monaco, recita un famoso detto, valido ancora oggi. Per fortuna esistono delle eccezioni, ma non sempre la nostra società dimostra di apprezzare le persone che sembrano per bene, e poi lo sono sul serio.
Federico Olivetti con il suo divertente, surreale, eccessivo ma quanto mai convincente cortometraggio “Il prigioniero”, evento speciale delle Giornate degli autori 2019, evidenzia questo paradossale cortocircuito contemporaneo.
La storia può essere vista come una versione tragicomica del caso Tortora, un esempio di malagiustizia. Paolo (Musio), persona mite e marito fedele, viene scambiato per un ladro e messo alla gogna da un grossolano vigile urbano (Ravera), più interessato a mangiare che ad ascoltare le sue sincere ragioni.
Paolo subisce passivamente e silenziosamente quest’ingiustizia e pubblica umiliazione, potendo contare quanto meno sull’amoroso sostegno della moglie Maria (Impacciatore).
“Il prigioniero” ha una struttura semplice, lineare, godibile, ricca di metafore e riflessioni ben inserite in una messa in scena pulita e solida, sostenuta da un valido cast.
Un corto che ci mostra come ancora esista la categoria degli “italiani brava gente”, che però è a rischio estinzione come i panda. Uomini e donne vittime, o se preferite prigioniere, della loro onestà e semplicità.