È dura mettere al mondo un bimbo, quando si ha alle costole la terribile Goliath – il colosso dei media che domina il mondo -, il proprio marito Landen è stato sradicato, e la sorella del peggior rivale – Acheron Hades – si intrufola nella memoria per taroccare i ricordi. Lo sa molto bene Thursday Next, la protagonista del libro. Ma c’è un luogo dove rifugiarsi, grazie al Programma scambio di personaggi. Un noiosissimo giallo di quart’ordine: “Cime di Cavisham”. Accompagnata dalla fedele dodo Pickwick, Thursday può prendere il posto della protagonista Mary, vivere nel suo idrovolante ormeggiato vicino al Nautilus di Capitan Nemo. Certo, “Cime di Cavisham” rischia di essere rottamato da un momento all’altro, tutti la vedono come Esterna, le sue armi di “fuori” servono a poco. In compenso, diventerà agente di GiurisFiction, l’istituzione che difende la coerenza e l’originalità delle storie di tutti i tempi, evita intromissioni, corregge finali tristi o posticci. Ma il vero colpo sarà accedere al pozzo delle trame perdute. Un luogo straordinario e rumoroso in cui artigiani, tecnici e personaggi appaiono e scompaiono, si spostano da un libro all’altro, costruendo, modificando o trasformando i desideri dell’autore con meccanismi sorprendenti. Venditori di verbi freschi, officine che confezionano antefatti, empori che propongono infanzie idilliache in offerta 3×2… tutti concorrono a costruire, proteggere, cambiare, o ridurre in poltiglia quello straordinario organismo che è un romanzo.
Per qualcuno, la serie di romanzi di Jasper Fforde incentrati sul personaggio della detective letteraria Thursday Next e del suo mondo è andata peggiorando dopo l’esordio con il botto de Il caso Jane Eyre. Il mondo è bello perché è vario: io personalmente mi sento di dissentire. Il primo romanzo, a dirla tutta, non è quello che mi è piaciuto di più e, anche se i seguenti hanno qualche difettuccio, leggo ogni avventura con piacere, curiosa di sapere come andrà a finire e quale altra trovata l’autore tirerà fuori per stupirci, farci ridere, lasciarci a bocca aperta.
Chi ha scritto che in questo terzo capitolo della serie non è che succeda un gran che non ha tutti i torti. In effetti la trama principale – Thursday, la lotta contro la Goliath, lo sdradicamento di Landen – si prendono una pausa, per dare spazio a una lunga parentesi ambientata nel mondo dei libri. Ma questo è un buon motivo per dire che il libro è un fiasco? Se la narrazione principale si interrompe, resta ferma per un po’, la protagonista vive un’avventura parallela dove ne succedono di cotte e di crude. Lo ammetto, ho amato questo excursus sul mondo letterario – tra Generici che via via acquisiscono una personalità, una fisionomia, un nome con tanto di maiuscola, salti ora in questo ora in quel romanzo, trovate narrative una più divertente e fantasiosa dell’altra.
Siamo abituati a trovare i libri belli e rilegati sugli scaffali delle librerie, ma abbiamo mai pensato al processo di creazione della storia? La “scrittura” ci viene qui descritta come un’operazione molto, ma molto più complessa di quella che immaginiamo noi. Non è che un’autore si mette semplicemente lì con carta e penna e crea, ma c’è un mondo intero dietro al romanzo finito. Insieme a Thursday e a Miss Havisham partiamo quindi alla scoperta della Grande Biblioteca, dove sono raccolte tutte le storie scritte in tutti i tempi (che siano state pubblicate o meno in forma di romanzo), e del Pozzo delle trame perdute. In questo universo di carta e inchiostro, si possono incontrare eroi e mostri letterari, assistere all’equivalente libresco dei premi Oscar, vedere la formazione e la crescita dei personaggi. Nonostante sia un mondo parallelo a quello reale, i contatti con l’esterno non sono impossibili. Così può succedere che personaggi di fantasia escano a vivere per un certo periodo nel “nostro” mondo e che persone vere si trasferiscano nei libri, grazie al Programma scambio di personaggi.
Anche la letteratura ha le sue grane, e Thursday deve risolvere casi, perdere persone care, superare esami. Così il libro non si riduce a una serie di scene giustapposte, ma ha una sua trama profonda, un fil rouge che lo tiene insieme. Ci sono i cattivi, un piano segreto da svelare e sventare, e via dicendo.
Ci saranno anche lettori che non hanno apprezzato i tantissimi elementi che vengono mescolati insieme, i piani che si intrecciano, i diversi livelli di lettura (anche grafici, con le chiamate al notofono a pie’ di pagina), ma non posso farci niente, io amo tutto questo. Quelli di Fforde sono libri un po’ folli, personaggi e situazioni incredibili. Ma la lettura è piacevole, una di quelle che stimola la fantasia e porta ad apprezzare il lavoro di uno scrittore. I fantasy non sono solo quelli popolati da nani e giganti; non serve necessariamente creare un mondo lontanissimo dal nostro, per dar vita a qualcosa di nuovo e fantastico. Anche l’Inghilterra di metà anni ’80 può trasformarsi in qualcosa di totalmente diverso, essere innervata di 1000 e una novità e invenzioni. Per me, usando solo una parola, tutto questo è fantastico.