Vorrei iniziare anche la recensione de “Il potere del drago“ di Scarlett Thomas, edito da Newton Compton, con una notazione linguistica, proprio come ho fatto con il primo libro della serie, “Il drago verde“.
Questa volta, se possibile, riesco a spiegarmi ancora meno le ragioni dei traduttori nello scegliere il titolo per il libro. Se nel primo caso “Dragon’s green” (titolo di un libro presente nella storia e che nella storia è stato riproposto nella forma inglese) era diventato “Il drago verde”, in questo caso “The choosen one” (un altro libro, tradotto nella storia come “I prescelti”) è stato trasformato in “Il potere del drago”.
Nella traduzione – del primo come del secondo – si perde completamente la componente libresca del titolo, il suo fare riferimento a dei libri REALI, che giocano un ruolo fondamentale nella storia della Thomas. Il tutto per cosa? Per poter continuare a usare un bel drago in copertina? Ma nel secondo libro della serie di draghi non si parla MAI, non si tratta di quel tipo di fantasy!
Personalmente credo che questa scelta di traduzione – volta tutta a spingere sull’elemento fantastico della storia per interessare un certo tipo di pubblico – faccia un torto all’autrice e alla vicenda. Perché alcuni lettori, pensando di trovarsi davanti un’epopea cavalleresca o affini, una roba in stile “Signore degli Anelli”, potrebbero girare a largo da questi libri. E farebbero un errore, perché sono piacevoli e ricchi di sottotesti letterari, magici e intricati.
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Quella che doveva essere una premessa – mi sono accorta rileggendola – è diventata una recensione a tutti gli effetti. Cosa aggiungere, per non farvi scappare, inorriditi di fronte alla lunghezza del pezzo? Titolo a parte “Il potere del drago” è un libro ben scritto, ben costruito, avvincente. Non si perde mai l’entusiasmo per l’avventura, dalla prima all’ultima pagina, si seguono Effie e i suoi amici nelle loro peripezie con interesse, curiosi di sapere come andrà a finire.
Il finale, forse, è la parte del libro che meno mi ha entusiasmata – dopo tanto penare, un po’ troppo semplice. Però lascia aperta la strada al terzo capitolo della serie, che conto di leggere – e spero smetterà di puntare sui draghi, almeno nel titolo!