“Il mistero di Donald C.”: l’epopea straordinaria di un uomo ordinario

James Marsh dirige Colin Firth e Rachel Weisz nel film che riprende un'incredibile storia vera

Un film di James Marsh. Con Colin Firth, Rachel Weisz, David Thewlis, Jonathan Bailey, Sebastian Armesto, Adrian Schiller. Biografico, 101′. Gran Bretagna, 2018

Nell’autunno del 1968, Donald Crowhurst, padre di famiglia e uomo d’affari inglese, prende il largo. Appassionato di vela e deciso a provare il proprio valore, partecipa senza esperienza alla Golden Globe Race, la prima corsa di vela solitaria intorno al mondo senza scalo. Sostenuto dalla moglie e dai tre figli, si lancia in questa incredibile avventura attraverso i mari e i suoi rovesci convinto di meritare il premio e le pagine del “The Sunday Time”. Ma il mare non fa sconti e Donald scopre a suo spese il prezzo dell’ambizione e del dilettantismo

 

Chi è senza peccato scagli la prima pietra... Il vostro cronista non ha potuto non ripensare alle parole pronunciate da Gesù, al termine della proiezione stampa di “Il mistero di Donald C.”, riflettendo su quanto visto e sulla vicenda del protagonista.

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non si è imbarcato, per presunzione, arroganza o semplice desiderio di rivalsa e contro ogni buon senso, in un progetto al di sopra delle proprie possibilità. E magari, dopo, avrete negato la verità dei fatti a oltranza, costruendovi una realtà immaginaria dove il vostro progetto era fattibile.

Ecco, se vi è capitato qualcosa del genere, forse riuscirete a capire almeno un po’ Donald Crowhurst (Firth) – uomo d’affari e padre di famiglia – e le sue scelte. Donald era alla ricerca di una scossa, di un’emozione forte che potesse dare un senso alla sua vita monotona e prevedibile. Ma sarebbe riduttivo ridurre il suo malessere a una semplice crisi di mezza età.

Siamo nell’Inghilterra del 1968. L’Impero britannico è ormai tramontato e sono gli americani e i russi, adesso, a competere per il primato, sulla Terra e nello spazio. L’uomo medio inglese si sente tagliato fuori e sogna di trovare una dimensione dove poter ancora dire la sua.

Nel 1967 l’inglese Francis Chichester fu il primo a portare a termine una circumnavigazione del globo in solitaria, partendo e tornado dall’Inghilterra con un’unica fermata a Sidney, in 9 mesi e un giorno. Al ritorno in patria fu accolto come un eroe, e nominato baronetto.

Sulla scia di quest’impresa, il Sunday Times sponsorizzò la Golden Globe Race, una regata in solitaria senza fermate intorno al mondo, per cui non era richiesta alcune esperienza in mare. Nonostante la difficoltà della sfida, Donald Crowhuster decise di partecipare.

“Il mistero di Donald C.” di James Marsh è il racconto del – folle – viaggio ma anche delle motivazioni psicologiche che possono spingere un uomo a partire per un’impresa quasi sicuramente senza ritorno.

La vicenda viene ricostruita in modo un po’ troppo sintetico, mancando in approfondimento, e si snoda in due precisi momenti temporali e psicologici: l’iniziale entusiasmo di Donald sulla terraferma e la crescente angoscia una volta preso il mare.

James March rielabora in chiave tragica e psicologica “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway, ponendo l’accento sulla solitudine disperata del protagonista, che si rende presto conto di aver commesso un drammatico errore di valutazione eppure resta ostaggio della sua presunzione. Un po’ come il mitologico Icaro, che si ritrova a precipitare per il suo desiderio di volare troppo vicino al sole.

Il film, sul piano puramente drammaturgico e registico, si rivela un progetto dignitoso ma monocorde, coinvolgente ed emozionante solamente a sprazzi. Forse una collocazione televisiva si sarebbe rivelata più azzeccata.

Colin Firth si cala con passione e convinzione nel personaggio, ma esperienza e talento sembrano non bastare. Se il padre di famiglia della prima parte è credibile, il navigatore in crisi della seconda risulta troppo poco autentico, soprattutto agli occhi di chi ha vissuto davvero esperienze del genere.

La parte familiare della storia, per quanto garbata e delicata grazie anche all’intensa interpretazione di Rachel Weisz nel ruolo della moglie Clare, appare slegata rispetto al contesto narrativo e poco incisiva.

Davanti a una situazione insostenibile per voi e per la vostra famiglia, cosa scegliereste di fare? Affrontare le conseguenze delle vostre bugie, oppure sprofondare nell’oblio pur di salvare chi amate? È la scelta che si trovò ad affrontare alla fine Donald Crowhurst, umano e comprensibile, almeno nel finale.

 

Il biglietto da acquistare per “Il mistero di Donald C.” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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