Un film di Giovanni La Parola. Con Miriam Dalmazio, Antonia Truppo, Margareth Madè, Rita Abela, Giovanni Calcagno, Guido Caprino. Drammatico, 105’. Italia 2021
1860. Garibaldi consegna il Regno delle due Sicilie, retto dai Borbone, a Vittorio Emanuele II. Le truppe piemontesi invadono le campagne e danno battaglia al brigantaggio, che è anche una conseguenza dell’esproprio terriero compiuto dagli “stranieri”. E tanto i contadini espropriati quanto gli ex soldati borbonici combattono contro le milizie del Nord, a pochi mesi dall’Unità d’Italia. Fra gli ex militari borbonici un ufficiale, Murat, viene fatto prigioniero dai piemontesi guidati dal colonnello Romano, sadico e razzista, che lo costringe a unirsi all’esercito di re Vittorio Emanuele. Ma il colonnello verrà azzoppato da una ragazza sopravvissuta a un incendio e salvata da un sarto, che l’ha soprannominata Errè. Romano incaricherà Murat di trovare Errè, che si è unita a una banda di brigantesse denominate le Drude, e di ucciderla per suo conto.
Ancora oggi il fenomeno del brigantaggio in Sicilia viene descritto dagli storici in modo superficiale e sbrigativo, come una manifestazione di microcriminalità o, nella migliore delle ipotesi, sacche di resistenza dell’esercito borbonico in rotta.
In realtà in molti casi i briganti altro non furono che i contadini, che dopo aver attivamente partecipato alla spedizione dei Mille e alla lotta contro i Borboni, nella speranza di un’equa ridistribuzione delle terre, si resero conto di essere passati di fatto dal giogo borbonico a quello sabaudo. Questo provocò un diffuso sentimento di ribellione.
“Il mio corpo vi seppellirà”, secondo lungometraggio di finzione di Giovanni La Parola, si muove in questo contesto sociale e temporale, e inizialmente può passare per un mero film storico. In realtà bastano poche scene per capire che l’intento di regista e sceneggiatrice è molto più ambizioso.
Il film è un western all’italiana e al femminile, che mette in evidenza le iniquità di un’epoca dove la donna veniva considerata poco più che un oggetto, proprietà del suo “signore” e priva di identità.
Erré (Dalmazio), Maria (Truppo), Lucia (Madè) e Ciccilla (Abela), scopriamo attraverso l’uso di ben calibrati flashback, hanno tutte un passato di violenza e soprusi alle spalle. Tradite in vari modi dai rispettivi uomini, vedono nel brigantaggio una scelta di vita quasi obbligata.
Agli occhi della legge le Drude sono criminali, ma per lo spettatore è impossibile non vederle come valorose guerriere, portabandiera dell’emancipazione femminile e incarnazioni del grido di dolore di tante donne sottomesse e brutalizzate ogni giorno, ieri come oggi.
“Il mio corpo vi seppellirà” non risparmia scene cruente, di un pulp che potrebbe ricordarvi il miglior Tarantino, tra gli altri, ma mescolando con creatività i toni, lo stile e i generi (western, storico, sociale) costruisce una visione coinvolgente, incalzante ed emozionante.
Lo script è ricco di suggestioni e spunti di riflessione, carico di pathos e colpi di scena. Assolutamente apprezzabile nel suo essere innovativo; coraggioso nel puntare su personaggi forti e non stereotipati. L’unico appunto che ci sentiamo di fare è sul finale, forse un po’ frettoloso – un maggiore sviluppo drammaturgico sarebbe stato più in linea con quanto visto fino a quel momento.
Alla riuscita del film contribuiscono le interpretazioni delle attrici protagoniste – Miriam Dalmazio, Antonia Truppo, Margareth Madè, Rita Abela – che conquistano la giusta ribalta scomparendo letteralmente nei rispettivi personaggi e rimanendo sempre credibili.
Giovanni Calcagno nel ruolo dell’imprevedibile Murat e Guido Caprino in quello dello spietato e cinico colonnello Romano sono valide spalle, funzionali alla storia nel tratteggiare negativamente l’universo maschile senza per questo risultare retorici o eccessivi.
“Il mio corpo vi seppellirà” è sicuramente una scommessa rischiosa ma vinta sul piano registico, narrativo e attoriale, e ci auguriamo davvero che venga apprezzato dal pubblico – e anche da chi di dovere, quando sarà il momento di assegnare i premi la prossima stagione.