Realtà e fantasia si mescolano in quella che diventa una vera e propria favola, ambientata in Giappone. “Il guardiano della collina dei ciliegi”, il nuovo romanzo di Franco Faggiani, edito da Fazi, è ispirato alla storia vera del maratoneta Shizo Kanakuri.
Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo viene notato giovanissimo per l’estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell’Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ha modo partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l’imperatore, desideroso di rafforzare i rapporti diplomatici con l’Occidente, invia per la prima volta una delegazione di atleti.
Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, manca il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparisce nel nulla dandosi alla fuga.
Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell’imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi.
Nel contempo, il mondo – che resta sempre sullo sfondo del romanzo – sta cambiando. L’Imperatore muore, si susseguono guerre, terremoti e carestie. Cambia il Giappone, nella sostanza e nella mentalità delle persone. E cambia Shizo, grazie a un lavoro su se stesso che richiede grandi sacrifici, e al ruolo quasi salvifico della natura.
“Il guardiano della collina dei ciliegi” è un romanzo profondo ma scorrevole, che risulta al contempo ironico e poetico. La trama è intricata, avvincente, ricca di spunti di riflessione. È come se ogni evento nella vita di Shizo Kanakuri, per quanto distante nel tempo e nello spazio, volesse spingerci a pensare alla nostra, di vita, e a come renderla davvero ricca.
I personaggi secondari finiscono per restare sullo sfondo, e forse ci sarebbe piaciuto saperne di più di loro. Ma alla fine ciò che conta è Shizo, la sua capacità di ritrovare se stesso nel silenzio della natura, dopo aver perso tutto.