Fine dell’anno tempo di bilanci, anche per quello che riguarda i film visti al cinema negli ultimi dodici mesi. Mano sulla coscienza, ecco le mie scelte, iniziando dai top3.
A dispetto delle critiche contrastanti, “Bohemian rhapsody“ riflette a pieno lo spirito dei Queen e del loro front man, Freddie Mercury, famoso per non attenersi alle regole. Il film di sicuro rompe i canoni del biopic classico per restituirci un viaggio affascinante nella vita di Mercury, attraverso gli occhi di chi l’ha conosciuto meglio.
Prendete un veterano come Steve Carrell e affiancatelo a un talento emergente come Timothé Chalamant e avrete “Beautiful boy“, un film delicato, che approccia con dolcezza e con la giusta profondità un tema difficile come la tossicodipendenza giovanile. Il film è una carezza che si imprime nel cuore di chiunque lo guardi, emozionando e facendo riflettere.
Non si può chiudere l’anno senza menzionare un film virtuoso e ben fatto come “Il vizio della speranza” di Edoardo De Angelis. Questo racconto inverso sulla natività e il venire al mondo oggi è una chicca tutta italiana che merita, a buon titolo, di entrare nella top 3 del 2018 sia per l’unicità della regia sia per la straordinaria interpretazione della protagonista Pina Turco.
E dopo le cose belle, le dolenti note. La mia flop3, quei film che hanno deluso le mie aspettative e che nel 2019 non vi consiglio di recuperare.
“Lo Schiaccianoci e i quattro regni“ è la prova, ancora una volta, della pochezza di idee e di inventiva che caratterizza la produzione Disney degli ultimi anni. Nonostante le scenografie zuccherose e la fotografia accattivante, il film è un insensato stravolgimento del racconto tradizionale russo, senza particolari meriti e che lascia del tutto indifferenti.
Nonostante Hollywood guardi a Damien Chazelle come a un nuovo talento registico, “First man – Il primo uomo“ è un film senza infamia e senza lode. La scelta di girare tutto in soggettiva e in primo piano – nonostante in alcuni casi faccia sentire come dentro un navicella spaziale – risulta, alla lunga, un pugno allo stomaco e un fastidio per gli occhi. Difficile entrare in sitnonia con la storia e con i personaggi.
Attesissimo sequel di “Animali Fantastici”, “I crimini di Grindelwald” dà un chiaro segnale, alla Rowling e ai suoi fan: è tempo per la scrittrice britannica di dedicarsi ad altri progetti! Questo accanimento sul mondo potteriano è un danno sia al suo stesso universo, spremuto fino al midollo e all’inverosimile, sia al talento della Rowling che potrebbe altresì essere meglio speso nel proseguire nuove linee narrative.