di Chiara Urso
La matematica intorno a noi è proprio tanta, e si trova anche nei posti e nei modi più impensati! Lo scopre giorno dopo giorno Filo, otto anni, dentini da criceto e mani sempre sporche di pongo e pennarello, curioso e vivace, alle prese con la scuola e le maestre, esploratore del mondo. Ad accompagnarlo in questa avventura nel mondo della matematica c’è il nonno, professore di matematica in pensione. Il suo nonno preferito, anche se non ha perso l’abitudine alle interrogazioni a sorpresa! Insieme adorano pasticciare ai fornelli e chiacchierare. Perché le cifre sono 10? Quanti conigli aveva Fibonacci? Perché è proibito dividere per zero? Davvero conchiglie e fiori seguono leggi matematiche? E Pitagora, come spartiva con gli amici le sue tavolette di cioccolata? Una avvincente narrazione intorno alla matematica, raccontata con le parole di un ragazzo, vicina alla realtà di tutti i giorni, per suscitare e stimolare la curiosità e la creatività di bambini e ragazzi.
[Età di lettura: da 8 anni]
Siamo alla ennesima lettura del libro di Anna Cerasoli, “I magnifici 10. L’avventura di un bambino nel mondo della matematica”. Mentre lo leggo mio figlio ne sembra proprio affascinato.
Il filo logico che lega tutti i capitoli è il tenero rapporto tra un bambino e il nonno, un professore in pensione. Nella prima parte si affronta la storia dei numeri, dall’abaco alle cifre e all’invenzione dello zero. Una difficoltà di Filo (il bambino protagonista si chiama così) nel calcolo di un’espressione aritmetica, o il casuale incontro in ascensore con la vicina di casa alle prese con i quesiti matematici del figlio, accendono il nonno professore e lo portano a esibirsi in dissertazioni matematiche di tutto rispetto.
Le spiegazioni vanno a toccare gli argomenti più disparati: si affronta la successione di Fibonacci, fondamentale per la comprensione del concetto di frattale, il sistema binario, i numeri decimali, quelli irrazionali, quelli relativi… E a un certo punto, quando ti chiedi come andrà avanti, il nonno tira fuori il calcolo letterale, “per fare le operazioni con dei simboli che sono pronti a diventare dei numeri”.
Il capitolo preferito di mio figlio è “Caccia a mister X”, dove la soluzione di un’equazione è spiegata nientemeno che attraverso un fantasioso mister X che si è travestito, moltiplicandosi o dividendosi, e camuffandosi in un altro numero. E poi ci sono Talete e le sue ombre proporzionali, l’infinitamente piccolo e il paradosso di Zenone, il teorema di Pitagora spiegato con le barrette di cioccolato, il piano cartesiano, la sezione aurea, il calcolo delle probabilità, la quadratura del cerchio.
Osservando la natura si scoprono espressioni d’eleganza e d’armonia non casuali. Quanto è meraviglioso pensare che ciò che a prima vista può sembrarci caos sia in realtà regolato da precise leggi matematiche? Galileo affermava: “La matematica è l’alfabeto nel quale Dio ha scritto l’universo. Il libro della natura è scritto nella lingua della matematica”.
Mio figlio adesso ha otto anni e, di recente, ricordandosi di quei capitoli mi ha chiesto se sia possibile, con la legge di Fibonacci, calcolare quante foglie crescono su un albero in un anno. Nessuno gli ha suggerito questa domanda, ci ha pensato da solo ispirato dal libro della Cerasoli. Allora mi sono chiesta perché questo testo o qualcosa di analogo non venga letto, come introduzione alla matematica, dagli insegnanti agli alunni delle scuole elementari e delle medie. Sarebbe corretto e produttivo, infatti, secondo me, mostrare ai bambini che la matematica non è solo l’apprendimento mnemonico di regole e formule.
Perché non possiamo ampliare la mente ai bambini senza seguire pedissequamente gli schemi? Perché non possiamo prima far loro vedere quali meraviglie nasconda la matematica e poi spiegare che uno più uno fa due?