Un film di Jacques Audiard. Con Jake Gyllenhaal, Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Riz Ahmed, Jóhannes Haukur Jóhannesson. Western, 120’. Francia 2019
I fratelli Eli e Charlie Sisters vengono assoldati per uccidere un chimico che ha rubato al loro capo. Nella loro missione vengono aiutati da un prospettore, ma i loro piano vanno in fumo quando scoprono i veri intenti dell’uomo che vogliono eliminare.
La commedia western “I fratelli Sisters”, primo film in lingua inglese del regista francese Jacques Audiard, adattamento del romanzo del 2011 “Arrivano i Sister” di Patrick deWitt, si snoda tra le praterie e i profili delle colline dell’Oregon del XIX secolo.
I fratelli Sisters, legati da un affetto silenzioso e da segreti che gravano su entrambi, cavalcano per giorni per catturare un ladro. Inizialmente dalla loro parte, Morris (Gyllenhaal) comprende che il peso di una vita e della libertà di un uomo è più gravoso di quello che può portare e decide di aiutare il ricercato, un chimico che ha inventato una formula per trovare l’oro nell’acqua.
Strano da leggere, ma l’oro non è tutto ciò che si cercava al tempo, questa la tesi del film. I due protagonisti, i fratelli appunto, vanno alla ricerca del perdono, di tranquillità e della loro dimensione di felicità. Una missione quasi impossibile quando, presa la decisione più difficile della loro vita, si ritrovano a cercare di scampare a un’ombra nera che li insegue.
I due, caratteri diversi, quasi opposti, sono inseparabili. Eli è l’anima buona, dolce e sensibile che piange per il suo cavallo e sogna di abbandonare quel lavoro pericoloso. Charlie è il ribelle, a capo del duo ma più istintivo, un’anima che ama il vizio e il rischio ma che farebbe di tutto per il fratello.
La fotografia del film, fin dal vero inizio, si mostra in una scena che rimane iconica, nel buio di una prateria in cui le uniche luci sono rappresentate dagli spari delle pistole. Questa estetica minimalista si perde in corso d’opera, per tornare sul finale, quasi in un’ideale apertura e chiusura del sipario.
La regia di Jacques Audiard è semplice, diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere fino a oggi, ma ben bilanciata e concentrata sull’obiettivo, seguire da vicino i protagonisti.
Il quartetto dinamico formato da Riz Ahmed, Gyllenhaal, Phoenix e Reilly funziona, ma comunque sono i fratelli Sisters a imporsi sugli altri, e a tenere di fatto in mano le redini del film.