Di cosa parliamo, quando tiriamo in causa la filosofia? Vocabolario alla mano, si tratta di “un’attività spirituale autonoma che interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell’agire umano nell’ambito assoluto ed esclusivo del divenire storico”.
Al di là delle definizioni, e di quel poco di nozioni che ci portiamo dietro dai tempi della scuola superiore, possiamo concordare che tutti diventiamo un po’ filosofi tra dicembre e gennaio, quando l’anno vecchio cede il posto al nuovo e c’è da fare i conti con i buoni propositi che non abbiamo onorato e quelli che ci proponiamo di rispettare.
Nel nostro appuntamento di oggi con “I Fantastici 4”, la rubrica dedicata al consiglio di pellicole a tema, abbiamo deciso allora di scegliere quattro film “filosofici”, che danno molto da pensare con il loro messaggio e i loro ragionamenti.
M, IL MOSTRO DI DÜSSELDORF
di Fritz Lang. Con Peter Lorre, Gustaf Gründgens, Rudolf Blummer, Ellen Widman, Inge Landgut, Otto Wernicke. Drammatico, 117’. Germania 1931
Düsseldorf è minacciata da un maniaco infanticida. La città viene invasa dalle forze dell’ordine i cui continui controlli disturbano le attività dei ladri e dei barboni locali, che decidono di farsi giustizia a modo loro. Capolavoro d’altri tempi, grazie a un’intensa progressione drammatica e a un finale insostenibile, dà da pensare sul significato della giustizia e sull’organizzazione stessa della nostra società.
VIVERE
di Akira Kurosawa. Con Takashi Shimura, Shinichi Himori, Haruo Tanaka, Minoru Chiaki, Miki Odagiri. Drammatico, 143’. Giappone 1952
Il vedovo Watanabe, impiegato al comune, ha scoperto di avere un tumore allo stomaco. Convinto di aver poco da vivere, ritira i risparmi dalla banca, per poter vivere al massimo il tempo che gli resta. Una notte, mentre vaga per i night club di Tokyo, incontra un giovane che gli consiglia di dare le dimissioni e impegnarsi in qualcosa che abbia davvero valore… Cosa fareste, se sapeste di avere un tempo limitato da vivere? Come si può rendere una vita degna di essere vissuta? Grandi interrogativi universali declinati in forma cinematografica.
PERSONA
di Ingmar Bergman. Con Bibi Andersson, Liv Ullmann, Gunnar Björnstrand, Margaretha Krook, Jorgen Lindström. Drammatico, 85’. Svezia 1966
La nota attrice Elisabeth Vogel improvvisamente si rifiuta di parlare. L’infermiera che si occupa di lei comincia a raccontarle la sua vita privata. Le confessioni si fanno sempre più intime, ma Elisabeth non tarderà a tradire la fiducia accordatale, raccontando tutto quello che ha sentito in una lettera. Individualismo ed empatia. Partecipazione al dolore altrui ed egoismo. Il ritratto incrociato di due donne e delle loro nevrosi.
ARANCIA MECCANICA
di Stanley Kubrick. Con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates, Warren Clark. Drammatico, 137’. Gran Bretagna 1971
Londra, futuro prossimo. Alex, cultore della musica di Beethoven, è il capo di un quartetto di giovani teppisti abituati a commettere violenze di ogni tipo. Esasperati dal suo atteggiamento, i compagni lo tradiscono e lo lasciano tramortito nelle mani della polizia. Alex verrà così inserito in un programma di recupero in cambio della libertà. Uno dei capolavori di Kubrick, tratto dal romanzo omonimo di Anthony Burgess. Una riflessione sempre attuale sulla violenza e sull’ottusità del mondo, che si erge a curatore di ogni male e giudice senza spesso afferrare la vera natura dei problemi.