Un film di Claudio Amendola. Con Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi, Lucia Ocone, Alessandro Sperduti, Claudio Amendola. Commedia. Italia 2022
I quattro fratelli Pasti hanno ereditato dal padre l’impresa di onoranze funebri presso cui lavorano. Giovanni, il maggiore, gestisce la clientela, sempre attento alle spese; Maria intesse relazioni con i vedovi, soprattutto se piacenti; Marco è il truccatore ufficiale dei defunti; e Matteo si occupa della comunicazione social. Tutti e quattro sono in qualche modo vincolati all’eredità paterna, di cui beneficia soprattutto la loro madre, che spende e spande senza farsi troppi problemi. Un giorno il cantante rock Gabriele Arcangelo, idolo di Maria, viene a mancare, e la sua manager Maddalena decide di affidarne le esequie proprio ai Pasti. Ma la figlia del cantante, Celeste, vuole ottenere il massimo dalla popolarità paterna, e anche i Pasti e Maddalena intravvedono il potenziale commerciale della salma, dalla quale i fan non vogliono separarsi.
Le crisi economiche, purtroppo, sono cicliche ed è capitato a molti di subirne le nefaste conseguenze. Se qualsiasi attività imprenditoriale può attraversare un momento di difficoltà, ce n’è una capace, per sua natura, di resistere a ogni sconvolgimento, politico e sociale che sia. Parlo delle onoranze funebri.
La pandemia lo ha confermato: per i becchini, o “cassamortari” se preferite, il lavoro non manca mai! E se in molti toccano ferro quando vedono passare un carro funebre, ci sono famiglie che, sulla morte altrui, hanno costruito la loro fortuna.
“Tutti prima o poi devono morire, ma solo in pochi ci guadagno”: è questo il motto vincente che Giovanni Pasti (interpretato da Edoardo Leo, brillante nel suo breve cameo) ha lasciato in eredità ai figli, insieme all’impresa di famiglia.
Giovanni (Ghini), Maria (Ocone), Marco (Tognazzi) e Matteo (Sperduti) non sembrano però all’altezza del genitore deceduto. L’occasione di risollevarsi sembra arrivare con l’organizzazione del funerale di Gabriele Arcangelo (un iconico Piero Pelù), noto cantante morto per overdose durante una campagna di sensibilizzazione contro le droghe.
“I Cassamortari”, terzo film da regista di Claudio Amendola, disponibile dal 24 marzo su Prime Video, nonostante la nota scaramanzia degli attori, affronta con ironia e discreta creatività il tema della morte, attraverso una black comedy agrodolce.
Amendola ha selezionato con intelligenza un cast di assoluto livello guidato da Massimo Ghini, capace di alternare brillantemente passaggi comici con altri più seri, o se preferite diversamente macabri.
Ci piace evidenziare le convincenti performance di Lucia Ocone e Sonia Bergamasco, donne forti quanto diverse che si contendono la scena e soprattutto l’amore postumo di Gabriele Arcangelo. E quella di Gian Marco Tognazzi, davvero strepitoso nel ruolo di Marco, genio della tanatoestetica, a suo agio con i morti e riluttante a parlare con i vivi.
La sceneggiatura è ricca di spunti e idee, ma questi non sono armonizzati perfettamente tra loro, provocando nello spettatore un senso di caos narrativo. L’impianto registico e narrativo ondeggia troppo tra comicità pura e componente black, faticando a trovare la quadra.
“I Cassamortari” vive di alti e bassi: Amendola e gli sceneggiatori non devono aver avuto chiaro quale strada creativa intraprendere, e questo ha finito per depotenziare il film. L’idea è originale ma la sensazione è che non sia stata sfruttata al 100%.
Nonostante le criticità, comunque, questa rimane una visione divertente e godibile, che strapperà al pubblico più di una risata e magari farà anche guardare con occhi diversi chi, per lavoro, si occupa di onoranze funebri.