Un film di Nathan Grossman. Con Greta Thunberg. Documentario, 97′. Svezia 2020
Ad agosto del 2019, gli skipper Boris Hermann e Pierre Casiraghi approdano a New York in barca a vela. Partiti da Plymouth, nel Regno Unito, hanno attraversato l’Atlantico per accompagnare Greta Thunberg, suo padre Svante e il filmmaker Nathan Grossman al summit delle Nazioni Unite sul clima, dove la giovane attivista è stata invitata a intervenire. Il documentarista svedese Grossman la segue da un anno esatto, cioè dal suo primo sciopero solitario fuori dal parlamento di Stoccolma. Dodici mesi in cui la ragazza, nata nel 2003, ha affrontato un’eccezionale esposizione mediatica, condizione necessaria per portare all’attenzione della politica mondiale il suo appello ecologico. Tutto a scapito della frequenza scolastica e delle altre normali attività di un’adolescente con sindrome di Asperger («forse non direi “soffro di” ma “ce l’ho”», afferma lei).
Una ragazzina di 15 anni conquista le prime pagine dei giornali, decidendo di scioperare per la crisi climatica. Nel giro di qualche mese, grazie anche ai social, diventa un’icona e un simbolo per milioni di coetanei, tanto da venire ricevuta dai Capi di stato e invitata a parlare all’assemblea generale dell’ONU.
Potrebbe sembrare la trama di un romanzo o di un film, invece è la storia vera di Greta Thunberg, svedese classe 2003, che il documentarista Nathan Grossman ha seguito per un anno, dagli inizi fino alla traversata oceanica che l’ha portata al summit delle Nazioni Unite sul clima.
Dal settembre 2018, ogni venerdì, Greta ha “marinato” la scuola per protestare davanti al Parlamento svedese, per portare la questione climatica, a suo avviso poco considerata, al centro del dibattito internazionale. Il suo attivismo si è spinto molto più in là della mera protesta: Greta è diventata vegana, indossa solo abiti usati, ha portato i genitori a rivedere le proprie abitudini di acquisto e gli standard di consumo energetico.
La sua è una missione in continua evoluzione, la dimostrazione che anche una persona sola, per giunta minorenne, può alzare la voce e farsi ascoltare dai cosiddetti “grandi”. Eppure il prezzo da pagare – la sovraesposizione mediatica, ad esempio – non è piccolo per un’adolescente con sindrome di Asperger.
Nel suo documentario, Grossman mostra con grande efficacia le molte facce del “fenomeno Greta”. Lo fa senza con poco distacco – la protagonista è dipinta spesso come un’eroina, chi l’avversa come uno sciocco – ma con grande sincerità.
Alla fine della visione si ha la sensazione di non aver compreso a pieno, fino a oggi, quanto Greta Thunberg sia testarda e determinata. Lei sente di avere una missione da fare in nome del suo e del nostro futuro. E dopo aver risvegliato le coscienze non ha intenzione di fermarsi.