Un film di Tim Johnson. Con Jim Parsons, Jennifer Lopez, Rihanna, Steve Martin, Matt Jones. Animazione, 94′. USA, 2015
Oh è un alieno che appartiene alla specie dei Boov, perennemente in fuga dai Gorg. L’ultimo trasloco dei Boov li ha portati sulla Terra. Oh spera che sia l’inizio di una nuova vita, fatta di socialità e di amicizia, ma il resto della sua specie non la pensa come lui. Per di più, Oh commette un errore che rischia di mandare a monte l’intera colonizzazione e deve scappare per non essere arrestato. S’imbatte così in Tip, unica ragazzina scampata al concentramento coatto del genere umano in Australia. Dopo un’iniziale diffidenza, i due diventano compagni di viaggio, sulla rotta per il ritrovamento della mamma di Tip e forse, davvero, di una nuova vita.
Mettete insieme un alieno strampalato e pasticcione, emarginato dalla sua stessa razza per il suo modo di essere e di fare, un’invasione della Terra finto-pacifica con deportazione in massa degli umani in apposite riserve in Australia, una coraggiosa ragazzina pronta a tutto pur di ritrovare la madre scomparsa e avrete tutti gli elementi per un film d’animazione comico ma al contempo profondo ed emozionante.
“Home – A casa” di Tim Johnson riprende alcuni dei motivi più iconici del genere (l’amicizia tra specie diverse, il viaggio di formazione, il congiunto scomparso) e li unisce in una salsa 2.0, fatta di tanta ironia e battute a profusione, ma anche di spunti di riflessione, come l’importanza della famiglia, la difficoltà di accettarsi e farsi accettare, la necessità di andare oltre ai pregiudizi per guardare al cuore profondo delle cose, e delle persone.
I limiti del film – che senza dubbio avrà riscosso un enorme successo tra i più piccoli, perché Oh è un personaggio che non si può non apprezzare, con il suo cambiare colore a seconda delle emozioni, il talento per le invenzioni sopra le righe e il suo mettersi costantemente nei guai – sono da una parte in un antagonista poco convincente, dall’altro in un testo un po’ ripetitivo.
Il capo dei Boove, il capitano Smek, dovrebbe essere il villain di questa storia, ma in realtà non riesce mai a risultare davvero incisivo, non fa paura, ecco. Per carità, ci prova. Vuol fare fuori il povero Oh, mette sulle sue tracce alieni distruttori che rivoltano come calzini le città deserte tra esplosioni e raggi laser, però guardandolo non si riesce a prendere niente davvero sul serio.
Mi direte che si tratta di un cartone animato. Vero, ma volete mettere la forza di personaggi come la strega del mare Ursula, l’impellicciata Crudelia De Mon, il fratello geloso di Mufasa Scar? Non necessariamente un film pensato per un pubblico di bambini deve contenere solo caratteri all’acqua di rosa. Si possono disegnare cattivi da brivido, anche senza sangue e violenza realistici da pellicola non di animazione.
Il secondo punto debole, mi dispiace dirlo, sta nello sviluppo. Oh è divertente, ok. L’incontro con Tip e il suo gatto, il loro unirsi nella ricerca della mamma scomparsa pure. Però poi la storia si dilunga troppo. Ci sono momenti in cui scappa una bella risata spontanea, ma nel tempo che i due impiegano ad arrivare fino a Parigi prevale soprattutto la noia.
E poi, una volta raggiunta la capitale francese, non è che il film sia finito: Oh e Tip raggiungono l’Australia, lui sembra decidere di lasciare tutto e tornare con i suoi, arrivano i Gorg… Insomma, a un certo punto non si vede l’ora che arrivi la fine, e non è mai un buon segno. Anche i cartoni animati hanno bisogno di ritmo e avvenimenti, come ogni altra pellicola adulta. Qui, purtroppo, latitano entrambi.
Il finale, forse, è un po’ troppo semplicistico – soprattutto per quanto riguarda la parte sui temibilissimi Gorg che si rivelano più umani nei sentimenti e nelle intenzioni di quanto ci saremmo potuti immaginare – ma non fa altro che ribadire che le differenze contano poco o niente, quando si trova qualcuno che ci vuole bene per quello che siamo.