Un film di Anthony Hayes. Con Zac Efron, Susie Porter, Anthony Hayes. Thriller, 97′. Australia 2021
Due uomini, due vagabondi, viaggiano nel vasto deserto. Durante il loro cammino si imbattono in un’enorme pepita d’oro, la più grande mai rinvenuta. I due pensano subito a quanto potrebbero guadagnare con quel pezzo d’oro e a quale vita lussuosa potrebbero condurre. Mentre uno si mette in viaggio per cercare l’attrezzatura necessaria all’estrazione della pepita, l’altro resta a controllarla e ad aspettarlo. Dovrà affrontare il rigido clima del deserto, cercando di difendersi non solo dai lupi, ma anche da altri intrusi. Mentre lotta per restare vivo nella sterminata distesa di sabbia, inizia a pensare di essere rimasto solo e abbandonato a un crudo destino…
L‘uomo avido quasi sempre finisce per ritrovarsi da solo. Perché l’avidità, come insegnano mitologia, racconti popolari e storie vere, porta spesso con sé la diffidenza e il sospetto verso il prossimo.
Tra i beni più ambiti dall’uomo, non necessariamente avido, c’è l’oro. Oro che simboleggia ricchezza e potere, ma per accaparrarsi il quale si sono compiute nel corso della storia anche azioni deprecabili – come dimostrano le vicende di famosi cercatori.
“Gold” di Anthony Hayes riscrive in modo originale quanto crudo il mito della caccia all’oro, inserendolo in un contesto esistenziale intenso e cupo e in un’ambientazione nichilista alla “Survival”.
In un deserto desolato, due uomini senza nome – Uomo 1 (Efron) e Uomo 2 (Hayes), semplicemente – si ritrovano tra le mani la più grande pepita d’oro del mondo. Mentre il secondo si mette in viaggio alla ricerca dell’attrezzatura per estrarla, il primo resta indietro, a sorvegliare il “tesoro”, e deve fare i conti con le insidie climatiche, i predatori ma anche i fantasmi della mente…
“Gold” è una sfida di sopravvivenza, sofferenza e sopportazione che Uomo 1 si impone per avidità e tornaconto personale, non per un nobile motivo. Il film trasmette un senso di angoscia, pathos, inquietudine, spingendo chi guarda a partecipare alla solitudine esistenziale e alla crescente sofferenza fisica del protagonista.
Zac Efron stupisce positivamente con una performance intensa, sofferta, fisicamente impegnativa, portando il pubblico – anche quello dei non fan – a dimenticare che fino a oggi aveva fatto leva parecchio sulla bellezza esteriore e un po’ meno sul talento.
Il film ha una messa in scena scarna, essenziale; sono le immagini di sofferenza e quelle delle avverse condizioni climatiche a riempire gran parte della sceneggiatura. Il limite, paradossalmente, è proprio l’aver punto tutto o quasi sul senso di alienazione e disagio mentale del protagonista, finendo così per ripetersi.
“Gold” è un survival movie atipico, potente e destabilizzante, a cui manca solo quel guizzo drammaturgico e registico capace di renderlo una visione meno monotematica. Chiaro, comunque, il messaggio di fondo: senza fiducia e collaborazione, per l’uomo non c’è salvezza. Come per Uomo 1 e Uomo 2, scioccamente convinti di essere uno più furbo dell’altro…