Il romanzo “Gli accoppiati“ di Jennifer Miller e Jason Feifer, pubblicazione insolita per la Longanesi, col suo mix di romance, erotismo, satira (mi auguro) è sicuramente destinato a far discutere.
Personalmente – e non mi reputo una bigotta – soprattutto nelle prime due parti mi sono sentita profondamente offesa e schifata, sul piano personale e professionale, per le immagini che trasmette… Ma andiamo con ordine.
Lucas Callahan si trasferisce a New York inseguendo il sogno di diventare giornalista. Assunto dalla rivista “Empire” come fact checking, una notte incontra in un bar in centro una donna stupenda che lo invita a casa sua…
Carmen Kelly avrebbe voluto essere una giornalista “seria”, ma si ritrova a ricoprire il ruolo di opinionista sessuale della rivista “Empire”. Nel suo ultimo articolo, Carmen racconta, senza mandarle a dire, una notte di sesso con un ragazzo di qualche anno più giovane di lei, incontrato in un bar.
Soltanto quando legge l’articolo Lucas capisce di essere andato a letto con la famosa Carmen Kelly. Furioso e umiliato, scrive la sua versione dei fatti firmandosi “Mister Bravo Ragazzo“. E accade l’impensabile: “Empire” pubblica il suo articolo e il botta e risposta diventa virale. Così la rivista arriva a una decisione: ogni settimana Carmen e Lucas andranno a letto insieme… e scriveranno un resoconto delle proprie avventure sessuali.
Non mi spingo oltre con la sinossi, ma chiaramente è naturale che la situazione sfugga di mano sia a Lucas che a Carmen, che i due finiscano per instaurare un rapporto che va al di là della mera scrittura “scientifica” di articoli sui rapporti di coppia e che tra loro si mettano di mezzo tutta una serie di complicazioni – e di personaggi discutibili.
Partiamo dal principio, ovvero quello che mi ha offesa/schifata: l’immagine che della donna, delle giornaliste e in generale del mondo del giornalismo emerge da queste pagine. Io non sono femminista, penso che ognuno dovrebbe potersi giocare le sue chance al di là delle quote rosa, che una donna valga quanto un uomo e un uomo quanto una donna e che per questo dovrebbero poter competere ad armi pari, nella stessa “categoria”, senza bisogno di fasce protette.
Nonostante tutti questi nonostante, per il modo con cui viene trattata Carmen in queste pagine ho rabbrividito! Una donna costretta a una sorta di prostituzione pur di mantenere il lavoro; una donna che non può aspirare a una carriera “seria” perché appannaggio degli uomini? Si tratta di una situazione reale? Realstica? Nel 2019? Ma allora povero mondo!
Non che la “giornalista” in questione sia del tutto esente da colpe, diciamolo. Carmen si ritrova prigioniera di un ruolo e di un personaggio che le è stata costruito intorno ma che lei ha accettato di interpretare. Perché io al primo sex toys mandato dal proprietario della rivista – ma anche al primo accenno al sesso – lo avrei denunciato a chi di dovere. Altro che accettare! Chissà, magari negli Stati Uniti la politica interna alle redazioni è diversa e il mobbing non sanno cosa sia…
Lasciando perdere i giudizi personali, quello che davvero non funziona nel romanzo “Gli accoppiati” sono proprio i personaggi, un tale concentrato di luoghi comuni e cliché da rendere impossibile per chiunque legga non dico sentirli vicini ma quanto meno provare per loro un minimo di simpatia.
Carmen è quello che è, ma Lucas è davvero terribile. Un ragazzo di 24 anni – non 15! – egoista, infantile e narcisista. La sua comprensione degli altri è praticamente pari a zero, le sue reazioni esagerate. Solo un esempio: si professa innamorato di Carmen e pronto a “gridarlo al mondo intero”, ma quando lei non gli getta le braccia al collo come vorrebbe non ci pensa due volte a sputtanarla davanti a tutti. Bello, bravo. Per rendersi conto che magari – magari, eh?! – ha sbagliato qualcosina, poi, devono passare settimane. È penoso, semplicemente, anche quando sul finale prova – giustamente! – a fare ammenda.
Che dire, “Gli accoppiati” ha ottenuto con me un unico risultato “di rilievo”: farmi andare di traverso persino New York. E dire che questa è una tra le mie ambientazioni romanzesche preferite… Bel lavoro, Jennifer Miller e Jason Feifer!