Un film di George Miller. Con Anya Taylor-Joy, Chris Hemsworth, Yahya Abdul-Mateen II, Nathan Jones, Tom Burke. Azione, 148′. Australia 2024
C’è una bambina coi capelli rossi nel giardino dell’Eden, una terra verde da qualche parte nel deserto australiano dove la gente vive in pace e coglie le mele senza peccato. Ma l’irruzione di barbari mascherati strappa la bambina alla sua mamma e al suo paradiso per andare incontro a un destino di dominazione, non senza lottare. Perché Little D, così la battezza il sanguinario Dementus, non si arrende e si fa posto in un mondo di uomini, cresce in mezzo a loro ma diversa da loro. Lo sguardo all’orizzonte e un chiodo fisso nella testa. Il piano è vendicare la morte della madre e ritornare a casa. Dementus non sente ragione e le mette di nuovo il bastone “tra le ruote”. Ceduta per una manciata di benzina e un misero privilegio all’Immortan Joe, sovrano mostruoso della Cittadella, Furiosa farà fruttare l’esilio sviluppando competenza e bellezza, la bellezza dei giusti.
Sono “furiosamente” lontano dall’entusiasmo che sta in queste ore travolgendo Cannes, dopo l’attesa proiezione di “Furiosa – A Mad Max Saga” di George Miller, nuovo episodio della saga cult omonima.
Mi dispiace anche rendere “furiosi” i fan della serie, ma a mio avviso stavolta al buon Miller non è riuscito il colpo da maestro, come avvenuto invece con il film precedente con Charlize Theron, presentato sempre sulla Croisette qualche anno fa.
Il rischio di stroncare la pellicola e poi vederla trionfare al box office è sempre presente, ma sapete che non mi hai mai fermato da scrivere quello che penso. Ed ecco cinque elementi che, a mio avviso, non vanno in “Furiosa: a Mad Max Saga”.
Prima di tutto, serviva alla saga un episodio dedicato alle origini della leggendaria Furiosa? Forse sì, ma non come è stato ideato, scritto e messo in scena! La trama è molto classica, con una terribile tragedia – aka, l’uccisione della madre e il conseguente desiderio di vendetta – che forgia il carattere e il destino della protagonista.
Il film è diviso in 5 capitoli, ma i primi tre sono davvero lunghi e dispersivi e aggiungono poco o niente alla storia, colmando il vuoto narrativo e di sceneggiatura solo con sparatorie e inseguimenti. Quando Anya Taylor-Joy entra in scena, dalla terza parte, le cose iniziano a cambiare. Furiosa è cresciuta; è una donna che mostra coraggio, forza e carisma.
Il tentativo dell’attrice di ricalcare letteralmente le orme di Charlize Theron – imitandone sguardi e movenze –, però, a mio avviso è mortificante. Chris Hemsworth, dal canto suo, ci prova ad essere cattivo e brutale e allo stesso tempo grottesco. Ma, sarà per la discutibile protesi al naso, mi sembrava di vedere la versione bionda di Gargamella dei Puffi.
Come si salva, dunque, “Furiosa: a Mad Max Saga”? Paradossalmente grazie alle cinque criticità che ho evidenziato, che sono anche la forza del film, insieme alle ambientazioni – quell’Australia sterminata e meravigliosa che incanta sempre.
George Miller ha tentato una scommessa rischiosa, provando a non deludere i fan di vecchia data ma anche ad attrarre il pubblico giovane. Gli incassi lo premieranno? Staremo a vedere.
La leggenda di Furiosa nasce dal desiderio di vendetta, ma non resta fine a se stesso. Anche in un mondo distrutto da pandemie, cambiamenti climatici e guerre, il futuro può delinearsi solo dalla consapevolezza che non solo di odio vive l’uomo, o la donna…