“Forever Young”: la magia del teatro e dei vent’anni, tra amore e dramma

Valeria Bruni Tedeschi racconta la sua formazione in un film genuino e profondo

Un film di Valeria Bruni Tedeschi. Con Baptiste Carrion-Weiss, Alexia Chardard, Louis Garrel, Léna Garrel, Liv Henneguier. Titolo originale: Les Amandiers. Drammatico, 126′. Francia, Italia 2022

Parigi, 1986. È il momento delle audizioni per entrare nella prestigiosa scuola di recitazione del Théâtre des Amandiers, il cui direttore artistico era il carismatico Patrice Chéreau. Fra i pochi fortunati ammessi ci sono la bella Stella, concupita dal tenebroso e tormentato Etienne come dall’entusiasta Victor, Adèle la rossa e Frank che è già sposato e in attesa di un figlio, una ragazza incinta, un’altra gay, un cantante: tutti intorno ai vent’anni, tutti posseduti dal sacro fuoco della recitazione. È l’epoca dell’amore libero, ma lo spettro dell’Aids comincia già a farsi strada, e sarà destinato a porre fine alla gioiosa promiscuità cui i ragazzi sono abituati; così come le droghe facili taglieranno le gambe a chi fatica a gestire il proprio equilibrio interiore. Qualcuno ce la farà, nel teatro e nella vita, qualcun altro soccomberà alle pressioni di un mondo esterno in cambiamento.

 

Anche Valeria Bruni Tedeschi ha ceduto al richiamo della nostalgia e dei ricordi, tanto diffuso oggi nel mondo del cinema e della tv, decidendo di condividere col pubblico gli anni della sua formazione.

“Forever Young”, presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, deve infatti il suo nome al teatro situato alle porte di Parigi, nella zona di Nanterre, dove si svolgevano le audizioni per essere ammessi alla prestigiosa scuola fondata da Patrice Chéreau (Garrel) e Pierre Romans (Lescot).

Sogni, ambizioni e amori di un gruppo di ragazzi e ragazze ventenni che, sul finire degli anni ‘80, erano determinati a percorrere la strada della recitazione. In realtà, quello che leggendo questa stringatissima sinossi, e anche vedendo le prime scene, potrebbe far pensare a un “Saranno famosi” in salsa francese, si rivela a lungo andare qualcosa di più genuino e profondo.

La prima parte del film è scandita dalle audizioni e dalle selezioni dei candidati, e ci fa conoscere i caratteri e le vite dei protagonisti, la bella Stella (Tereszkiewicz), il tormentato Etienne, la rossa Adèle (Brethreau), e soprattutto le motivazioni che li hanno spinti a tentare questa non facile carriera.

In queste sequenze si avverte tutto l’entusiasmo, la gioia e la fiducia di questo manipolo di sognatori talentuosi che sudano sul palco, ascoltano gli insegnamenti dei professori e crescono giorno dopo giorno.

La seconda parte, invece, perde volutamente leggerezza, spensieratezza e oseremo dire innocenza, facendo entrare nelle discussioni e nelle vite dei protagonisti due parole cariche di dolore e morte: cocaina e Aids. I ragazzi sono attraversati da dubbi e timori. Inizia la corsa ai test preventivi con annessa la paura di morire, che rischia di spazzare via ogni tipo di sogno.

La sceneggiatura di “Forever Young” è simile a un flusso che mescola ricordi, situazioni buffe, altre romantiche, altre ancora drammatiche. Tutte appaiono intimamente legate al vissuto della regista Valeria Bruni Tedeschi e degli altri sceneggiatori, e sono portate in scena con abilità dal giovane cast.

Nadia Tereszkiewicz nel ruolo di Stella è una piacevole sorpresa, col suo tenere la scena con piglio e personalità, e senza mostrare timori o incertezze nell’essere il centro del film. Non meno incisivo è il contributo dato da Clara Brethreau nel ruolo della rossa e disinibita Adèle.

Il teatro è vita, qualcosa di cui non puoi più fare a meno, una volta che lo hai provato. Almeno è stato così per la generazione di Valeria Bruni Tedeschi, che ha vissuto gioie e dolori nel percorso verso il successo e l’affermazione.