Un film di Stephen Frears. Con Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, John Kavanagh, David Haig, Christian McKay, Mark Arnold. Biografico, 110’. Gran Bretagna 2016
New York, 1944. Florence Foster Jenkins è una melomane facoltosa che si crede dotata per il canto. Fiaccata da una malattia che cova dietro le perle e nella penombra della sua stanza, Florence decide di perfezionare il suo ‘talento’ con un maestro compiacente. Perché marito ed entourage hanno deciso di tacitare la sua mediocrità. Cantare per Florence non è un capriccio ma una terapia che le permette di vivere pienamente, ricacciando i fantasmi. Ma quello che doveva essere un trastullo colto per apprendere il repertorio classico, diventa il desiderio incontenibile di trovare un palcoscenico. Maestro e consorte si prestano al gioco e l’accompagnano, uno al piano, l’altro in attesa dietro le quinte, sulle tavole celebri della Carnegie Hall. Nella speranza che il concerto non volga in fiasco.
È giusto inseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni nonostante tutto e tutti? Se non hai talento, ma un coraggio da leoni, meriti di avere la tua chance di calcare la scena? E ancora: chi, come me, per hobby o per lavoro recensisce film e attori, talvolta criticando, talvolta persino stroncando è consapevole degli effetti che può produrre con le sue parole?
Ambientato nella New York degli anni ’40, “Florence” di Stephen Frears racconta la vera storia della leggendaria ereditiera che cercò disperatamente di realizzare il suo sogno di diventare una cantante lirica. Al suo fianco, a sostenerla e proteggerla dal mondo, il marito e manager Clair Bayfield, attore inglese di origini aristocratiche.
Il film è fresco, brillante, leggero, godibile, che nasconde una venatura melanconica in una struttura narrativa da commedia in puro stile british. La regia è di taglio televisivo e nella seconda parte il ritmo è meno brillante e l’intreccio più retorico e scontato, ma comunque piacevole da seguire.
Meryl Streep si conferma artista poliedrica, talentuosa e carismatica, capace di dare al suo personaggio anima, credibilità e vitalità. Quella con Hugh Grant è una coppia artistica bella e riuscita.
L’attore britannico merita un sentito plauso per aver interpretato in modo splendido, elegante, ironico e commovente il suo personaggio. Un’interpretazione che, a mio avviso, potrebbe valergli l’anno prossimo quanto meno una nomination ai Golden Globe e successivamente agli Oscar.
Il finale è toccante, triste e nello stesso tempo positivo, rendendo merito a Florence Foster Jerkins per aver sempre, con coerenza e coraggio, inseguito i propri sogni senza indietreggiare davanti a niente.
Il biglietto da acquistare per “Florence” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.