Un film di Karim Aïnouz. Con Jude Law, Alicia Vikander, Eddie Marsan, Sam Riley, Ruby Bentall. Drammatico, 120′. Gran Bretagna 2023
Catherine Parr è la sesta e ultima moglie di Enrico VIII, re di Inghilterra, Francia e Irlanda. Viene nominata reggente mentre lui è fuori a combattere, quando tornerà sarà costretta a fronteggiare non solo il suo terribile carattere – causa della fine di tutti i matrimoni precedenti anche per decapitazione – ma anche l’intransigenza contro chiunque abbia simpatia per i protestanti. Lei compresa.
Jude Law e Alicia Vikander sono re e regina d’Inghilterra nel dramma storico “Firebrand” di Karim Aïnouz, presentato in concorso al Festival di Cannes.
Basato sull’omonimo romanzo di Elizabeth Fremantle e ambientato nell’Inghilterra tra il 1543 e il 1547, “Firebrand” racconta la storia di Katherine Parr, sesta e ultima moglie del re Enrico VIII, interpretata dalla Vikander al fianco di Law nei panni del monarca despota e squilibrato.
Il regista brasiliano Karim Aïnouz (La vita invisibile di Euridice Gusmao, 2019), al suo primo film in lingua inglese, offre un quadro ben dettagliato di uno dei periodi storici più intricati sia al livello politico che religioso.
Era l’epoca in cui le idee riformiste di Martin Lutero cominciavano a diffondersi, ma nonostante lo scisma tra la Chiesa inglese e la Chiesa romana fosse già avvenuto, l’Inghilterra era sostanzialmente ancora cattolica e la fede restava quella tradizionale. Pertanto il protestantesimo, visto come un movimento eretico, era inviso alla corona.
Katherine vi aderiva in segreto, pur manifestando una solida fede cattolica di facciata. Sebbene intimorita, la regina con scaltrezza sembra gestire bene l’atteggiamento violento e imprevedibile del consorte. Intorno a lei si agita una corte sottomessa e terrorizzata, figli del re compresi, che per un breve arco di tempo trovano in lei il conforto materno perso negli anni.
Karim Aïnouz rappresenta con abilità una situazione storica complessa, in cui il clima di grande disorientamento politico e soprattutto religioso influenza anche le relazioni personali degli individui. Scenografie, arredi ben curati e costumi estremamente fedeli contribuiscono a offrire un’immagine credibile e affascinante dell’epoca.
Costruito sul classico genere dei drammi shakespeariani, in cui tradimento, fedeltà, odio e passione, follia e scaltrezza si mescolano e guidano l’agire dei personaggi, “Firebrand” riesce bene a rappresentare questo momento storico cruciale, all’origine degli squilibri che destabilizzarono il regno d’Inghilterra almeno fino all’epoca di Elisabetta I.
E lo fa focalizzandosi soprattutto sulle figure che ne furono protagoniste con le loro relazioni, paure, desideri e convinzioni. Il rapporto malato tra re e regina, con Law e Vikander ottimi interpreti di una rivalità nascosta per il potere e la sopravvivenza, non è il solo ad esser rappresentato. C’è anche la relazione che Katherine instaura con i figli delle precedenti mogli di Enrico VIII: Maria, Elisabetta ed Edoardo.
“Firebrand” è un racconto fondato sull’intreccio di queste relazioni e delle passioni sottostanti, che lascia in secondo piano le motivazioni più strettamente religiose. Un lavoro in se stesso non particolarmente originale, ma ben fatto e godibile.