Un film di Mark Steven Johnson. Con Travis Fimmel, Kate Bosworth, William Fichtner, Forest Whitaker, Rachael Taylor. Commedia drammatica. USA 2017
Ohio, 1972. Harry James Barber ha una passione per la guida spericolata e per lo Steve McQueen di “Bullitt”. Suo zio Enzo Rotella, attraverso i contatti con la mafia e in particolare con Jimmy Hoffa, viene a sapere che il presidente Nixon ha nascosto parte del denaro raccolto nella campagna presidenziale nel caveau di una banca californiana. Da lì ad ideare la rapina del secolo il passo è breve, e non c’è nemmeno da sentirsi troppo in colpa, perché Nixon sta “tradendo il Paese”, mandando migliaia di giovani a combattere in Vietnam. Pennsylvania, 1980. Harry James ora ha un altro nome e una ragazza, Molly, figlia di un poliziotto. Ma all’ufficio postale locale hanno appena appeso un cartello “wanted” con la sua foto segnaletica, ed è ora di raccontare a Molly tutta la verità sul suo passato.
Avviso ai fan di Steve McQueen: il titolo del film di Mark Steven Johnson, “C’era una volta Steve McQueen”, è volutamente fuorviante. L’iconico attore, infatti, c’entra davvero con questa commedia del 2019, disponibile dal 16 novembre per il download su iTunes.
Al di là della convinzione del protagonista di essere l’alter ego della carismatica star, gli sceneggiatori hanno voluto riportare alla luce un fatto realmente avvenuto nel 1972, all’epoca della presidenza Nixon (idea interessante, anche alla luce delle travagliate ultime elezioni americane). La figura di Richard Nixon, infatti, ancora oggi divide gli statunitensi, quasi quanto quella si Trump.
Il film ricostruisce in chiave comica e direi quasi grottesca la rapina in una banca californiana messa a segno nel ’72 da un gruppo di improbabili ladri, convinti d’essere giustificati nel compiere il crimine. Una sorta di rilettura del mito Robin Hood con toni e stile da commedia; una bella scommessa autoriale che però si perde all’atto pratico.
La storia viene raccontata dalla prospettiva di Harry Barber (Fimmel), l’unico membro della banda a non venire arrestato subito dopo il colpo. Latitante per otto anni, nel 1980 il cerchio gli si sta stringendo intorno e decide di confessare tutto alla sua ragazza, Molly. Il film alterna quindi tramite flashback “presente” e passato.
Gli sceneggiatori hanno concentrato gran parte delle loro attenzioni nel ricostruire l’ambiente e l’atmosfera di quel periodo, dando risalto ai personaggi eccentrici coinvolti nella storia. Gli Stati Uniti del 1972 erano un Paese diviso, arrabbiato, alla ricerca di un capro espiatorio. Proprio come lo sono oggi.
Il film procede a strappi, alternando passaggi convincenti e divertenti ad altri piuttosto lenti, dispersivi e poco sviluppati. Gli inseguimenti in auto sono adrenalinici; la rapina strizza ironicamente l’occhio a film cult come “Le iene” e “Ocean’s Eleven”. Il rapporto tra Harry e Molly fornisce buon materiale. Ma nonostante questo, alla lunga, il mix di elementi lascia perplessi.
Il regista Mark Steven Johnson (Ghost rider, Daredevil) cerca di trovare una quadra artistica, ma i risultati sono appena accettabili. Troppe battute sembrano forzate, a eccezione di quelle degli agenti FBI, con gli interpreti che mostrano una straordinaria affidabilità, consistenza e umanità.
“Finding Steve McQueen” è un film tutto sommato godibile, ma privo di quel mordente e di quel quid necessario per compiere un vero salto di qualità. Peccato, perché chiamando in causa il leggendario Steve ci saremmo aspettati di meglio.