Fiction | Rai 1 | I fantasmi di Portopalo

Un film tv in due parti. Diretto da Alessandro Angelini. Con Giuseppe Fiorello, Giuseppe Battiston, Roberta Caronia, Angela Curri.

Il mare, per chi lo frequenta soltanto in estate, è il simbolo per eccellenza delle vacanze, del relax, dei flirt fugaci, delle serate in compagnia degli amici.

Per i pescatori, invece, che hanno con lui un legame forte e indissolubile, significa lavoro, la possibilità di sfamare la famiglia.

Per chi è nato e cresciuto su un’isola, infine, rappresenta allo stesso tempo bellezza e isolamento, paura e speranza. È vita, ma anche morte.

Negli ultimi anni il mare ha mostrato all’opinione pubblica il suo volto più tragico e straziante, diventando protagonista di sbarchi, naufragi, salvataggi da parte della Marina, drammatici arrivi sulle coste italiane.

La Sicilia, isola povera e complessa per chi ci è nato e ci vive e per chi la guarda dalla Penisola, è diventata invece per i profughi una sorta di Terra promessa, tanto appetibile da giustificare i rischi di un viaggio imprevedibile e rischioso attraverso il Mediterraneo.

Un anno fa, alla Berlinale, Gianfranco Rosi con il docu-film “Fuocoammare” (qui la recensione) ha mostrato al mondo la realtà dell’isola di Lampedusa, punto d’arrivo per migliaia di disperati.

L’immigrazione è oggi un tema caldo e controverso, oggetto di feroci dispute politiche.

I fantasmi di Portopalo” è un film tv in due parti di Alessandro Angelini con protagonista Beppe Fiorello, liberamente ispirata dall’omonimo romanzo di Giovanni Maria Bellu.

Lo spettatore viene portato indietro nel tempo fino alla viglia di Natale del 1996. A Portopalo, in Sicilia, il pescatore Saro Ferro (Fiorello) insieme ai suoi carusi (ragazzi, ndr) come ogni giorno si trova sulla sua barca determinato a pescare più tonno possibile per poi passare la festa con la famiglia.

Ad un certo punto, però, la barca intercetta e soccorre un naufrago, un ragazzo di colore di cui non si conosce l’identità a causa di un’amnesia (gli verrà dato il nome di Fortunato). Un salvataggio come un altro, se non fosse che il giorno dopo un altro peschereccio trova nelle reti il cadavere di un uomo.

I pescatori, temendo che le autorità possano bloccare la loro attività, decidono di nascondere la storia e si impegnano, in futuro, a ributtare in mare altri eventuali corpi rinvenuti. Tutto sembra tornare alla normalità.

Cinque anni dopo, però, Saro recupera il relitto di un’imbarcazione affondata e il documento d’identità di una delle vittime, e rompe l’omertà collettiva, “confessando” il segreto di Portopalo a Giacomo Sanna (Battiston), giornalista d’inchiesta di Repubblica, che dopo un iniziale scetticismo decide d’andare in fondo alla storia e di recarsi sul luogo per scrivere un pezzo.

Saro, pur consapevole che questa scelta coraggiosa avrà conseguenze pesanti sul proprio lavoro e sulla sua famiglia, valuta più importante rendere giustizia al ricordo di 283 persone morte in mare.

“I fantasmi di Portopalo” è un progetto che farà discutere, e probabilmente darà il là a non poche polemiche. Una storia dolorosa, amara, che mostra la mentalità chiusa, timorosa ed egoistica non solo degli abitanti di Portopalo, ma dell’italiano medio in generale.

Beppe Fiorello, non solo attore ma sceneggiatore, mostra di avere molto a cuore questa storia e di voler raccontare ai posteri il coraggio di Salvo Lupo (vero nome del protagonista della storia, che nella fiction è diventato Saro Ferro).

Una storia vera, dicevamo, che però tramutata in fiction perde molto del suo pathos e della sua forza narrativa, diventando un prodotto di maniera, scontato, in alcuni momenti persino stereotipato.

Beppe Fiorello si dimostra come sempre un uomo sensibile e attento prima ancora che un bravo e capace attore, ma in questo caso, considerando la sua performance solo sotto il profilo artistico, questa risulta meno convincente e incisiva rispetto ad altre occasioni.

“I fantasmi di Portopalo”, almeno nella prima puntata, risulta un prodotto freddo, prevedibile e scontato, che non buca lo schermo e non conquista pienamente lo spettatore.

Magari la seconda parte avrà maggiore vis emotiva, accendendo i riflettori sulla figura di Salvo Lupo, che intervistato a fine proiezione ha dichiarato: “il film rispecchia abbastanza fedelmente quanto mi è accaduto, anche se molte cose non sono state raccontate”.

Il pescatore è stato costretto a cambiare lavoro per il mobbing collettivo subito a Portopalo, ma ciò nonostante ha aggiunto: “Sono un uomo sereno, rifarei tutto anche oggi. Spero che questo film serva ad aprire cuore e soprattutto mentalità e prospettive alle nuove generazioni del mio paese. Dai miei ex amici in vero mi aspetto poco, semmai ancora critiche e polemiche”.

“I fantasmi di Portopalo”, al di là dei limiti tecnici e artistici, ha almeno il merito di portare alla luce dei fatti importanti e amari, e di omaggiare 283 uomini, di cui si correva il rischio di non conservare né ricordo né memoria.