La quarta serata del Festival di Sanremo si è conclusa con l’assegnazione del primo premio della settimana, quello per il miglior duetto, andato a Nada e Motta con “Dov’è l’Italia”. Il pubblico dell’Ariston non ha gradito e sono stati fischi a profusione per la scelta della Giuria d’onore. Certo i due sono stati bravi ma non i migliori.
Apprezzamento a parte, questa serata che ha visto sul palco una cosa come 56 artisti e pochi ospiti esibirsi è stata, a oggi, la migliore. Ad aprire le danze i giovani Federica Carta e Shade con l’intramontabile Cristina D’Avena; poi i vincitori Motta e Nada e Irama con la bravissima Noemi (controcanti da paura che hanno sovrastato il coro gospel).
Ligabue, che torna a Sanremo per la seconda volta nella sua carriera (la prima era stata nel 2014), conquista letteralmente il palco dell’Ariston con la sua band. Prima canta il suo ultimo singolo, “Luci d’America”, che anticipa l’album Start in uscita l’8 marzo; poi la hit “Urlando contro il cielo”. Si chiude con l’esibizione insieme a Baglioni, un omaggio a Francesco Guccini sulle note di “Dio è morto”.
Per il duo Patty Pravo-Briga c’è come ospite Giovanni Caccamo; per i Negrita Roy Paci ed Enrico Ruggeri (scelta azzeccata). Il Volo è accompagnato dal violino magistrale di Alessandro Quarta, forse il miglio contributo per una canzone altrimenti anonima.
Intermezzo comico – quanto meno nelle intenzioni: Baglioni e la Raffaele provano a esibirsi in un loro duetto con la chitarra classica, smantellata dalla donna. Finita la gag, Bisio è raggiunto sul palco da Anna Foglietta per presentare il prossimo duo: Arisa e Tony Hadley, in una versione della canzone per metà in inglese e accompagnata da un corpo di ballo eccezionale.
Guè Pequeno affianca Mahmood, con una strofa rappata che da contro a “Rolls Royce” di Achille Lauro; “Rose Viola” di Ghemon guadagna in carica emotiva grazie a Diodato e i Calibro 35, con un flauto traverso incredibile; Francesco Regna è accompagnato dall’autore del suo brano, Bungaro, e dalla ballerina Eleonora Abbagnato.
Al tourbillon di esibizioni si infamezza il monologo di Claudio Bisio tratto da “Gli sdraiati” di Michele Serra (che è anche autore del festival) e incentrato sul rapporto padre-figlio. Il figlio in questione è interpretato dal vincitore di X-Factor Anastasio, che propone un pezzo inedito scritto appositamente per l’occasione… da brividi.
In questo clima di euforica emozione sale sul palco il duo Ultimo-Fabrizio Moro, un po’ padre e figlio anche loro, in una emozionante performance con pianoforte e chitarra. Inaspettato, insolito eppure meraviglioso è l’accompagnamento a Nek di Neri Marcorè, che legge la poesia dalla quale è nata la canzone.
È poi il turno di Boomdabash con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano; degli Zen Circus con il mitico Brunori Sas; di Paola Turci con Beppe Fiorello, in bianco lei, in nero lui, che però insieme funzionano poco; degli Ex-Otago che splendono come non mai grazie alla presenza di Jack Savoretti tanto apprezzato a livello internazionale.
In una cavalcata di musica ed esibizioni ci sono Anna Tatangelo con Syria, Enrico Nigiotti con il mitico Paolo Iannacci, Loredana Bertè con Irene Grandi (due voci che si amalgamano alla perfezione). Daniele Silvestri e Rancora puntano su Manuel Agnelli e la canzone “Argento Vivo” sicuramente ne trae giovamento. Einar viene affiancato da vecchi allievi di Amici, Biondo e Sergio Sylvestre, mentre sempre più noioso è Nino D’Angelo, nonostante Livio Cori e i Sottotono.
Emozionanti, invece, Simone Cristicchi ed Ermal Meta, che calca di nuovo il palco dopo la vittoria dello scorso anno con Fabrizio Moro. Ultimo duetto molto atteso – quello tra Achille Lauro e Morgan – che però non riescono a rianimare una canzone del tutto anonima.
Dopo una lunga sfilza di nomi ed esibizioni, e la vittoria poco gradita dal pubblico in sala di Motta e Nada, la quarta serata, ad oggi la più interessante, si conclude. Oggi sapremo finalmente il nome del vincitore di questa 69° edizione del Festival di Sanremo. Noi abbiamo il nostro preferito, e voi?