Un film di Jodie Foster. Con George Clooney, Julia Roberts, O’Connell Jack, Dominic West, Caitriona Balfe. Thriller, 98′. 2016
Il 2016 non è trascorso neppure per metà, eppure Borsa e squali che la popolano hanno buone possibilità di diventare uno dei leit motiv di questi dodici mesi di cinema. Dopo “La grande scommessa” (leggi la recensione su Parole a Colori), premiato come migliore sceneggiatura non originale all’ultima notte degli Oscar, si torna sul tema con “Money Monster”, diretto da Jodie Foster e presentato fuori concorso anche al Festival di Cannes.
I media ci bombardano ogni giorno di dati economici, confondendoci le idee con parole incomprensibili come spread, bond, derivati, tassi variabili. Seguire l’andamento della Borsa è diventato una sorta di show, e negli Stati Uniti sono nati dei programmi televisivi pensati proprio per spiegare all’americano medio come investire i risparmi.
Un esempio di questa macchina infernale è “Money Monster” condotto dal presentatore-giullare Lee Gates (Clooney), per la regia di Patty Fenn (Roberts), più posata e competente.
Ogni giorno Gates racconta in maniera istrionica, spumeggiante ma anche grottesca il mercato dei titoli agli americani, suggerendo loro come e quando investire.
Quello che unisce i media ai potenti di Wall Street è un legame malsano, che non tiene conto degli interessi dei consumatori, finendo molto spesso – come si è visto – proprio per calpestare i diritti dei più piccoli. Come non pensare, guardando al nostro Paese, ai fallimenti di Cirio e Parmalat.
Gates parla davanti allo schermo non conoscendo chi sia il destinatario delle sue parole e consigli. Tutto cambia quando, durante una puntata in diretta, piomba nello studio con un’arma in pugno un giovane di nome Kyle (Budwell), disperato perché ha perso tutti i suoi risparmi investendo in una società consigliata caldamente dal programma. Solo che le azioni di questa società sono crollate improvvisamente, apparentemente per l’errore dell’algoritmo che ne determinava il valore.
Kyle, però, non accetta questa spiegazione e vuole vendicarsi di Money Monster e della società stessa, vera responsabile, a suo avviso, del tracollo. Per far sì che le sue ragioni vengano ascoltate, il giovane decide di mettere in atto un piano disperato: minacciare di far saltare in aria Gates con una cintura esplosiva.
Inizia così – più avvincente di qualunque puntata dei reality show – una drammatica diretta televisiva seguita in tutto il mondo, nel corso della quale Gates, su consiglio di Patty ma anche colpito dalla sincera disperazione di Kyle, processa il sistema borsistico e l’avido Walt Camby (West), amministratore delegato della società crollata in Borsa.
Gli sceneggiatori di “Money Monster”, a differenza di quelli della “Grande scommessa”, scelgono di inserire in un testo ben scritto e che affronta tematiche complesse anche l’elemento action per far sì che lo spettatore non si perda tra dati economici e tecnicismi, ma soprattutto rimanga incollato allo schermo fino alla fine del film.
La scelta autoriale si dimostra vincente – merito anche di una messa in scena snella, diretta, a tratti persino divertente, che mantiene sempre costante ritmo e pathos narrativo.
La regia di Jodie Foster è essenziale, pulita, incalzante, anche se di respiro televisivo. Riesce a dare ala pellicola un’identità e un’anima precisa e forte.
George Clooney e Julia Roberts formano una coppia affiata ed esperta, e anche se non regalano delle performance memorabili danno prova di talento e di maturità artistica. Forse ancora acerbo e nel complesso un pizzico deludente Jack O’Connell.
Il finale, tragico e amaro, riesce in maniera spettacolare anche se leggermente retorica a mostrare chi siano i veri cattivi di questa storia e, ahinoi, di molte altre, strettamente legate all’andamento della Borsa e agli intrighi dei potenti.
Il biglietto d’acquistare per “Money Monster” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.