Festival del cinema di Cannes | Anteprima | Neruda

Geal Garcia Bernal in una scena del film "Neruda".

Un film di Pablo Larrain. Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Luis Gnecco, Antonia Zegers, Pablo Derqui. Biografico, 2016.

Luis Gnecco è Neruda nel nuovo film di Pablo Larrain
Luis Gnecco è Neruda nel nuovo film di Pablo Larrain

Dopo due anni in cui, pazientemente, leggete i miei pezzi avrete probabilmente capito quanto io sia diversamente ignorante e quanto, quello della scuola, sia stato per me un periodo non particolarmente felice. Non amavo studiare, e alle poesie preferivo di gran lunga gli editoriali sportivi di Candido Cannavò.

Nonostante questo, oggi ammiro sinceramente chi cita con disinvoltura i versi dei poeti o addirittura ne compone dei suoi.

Così quando mi è capitata, sfogliando il programma della sezione Quizaine del Festival del cinema di Cannes, l’opportunità di vedere “Neruda”, il nuovo film dello stimato regista argentino Pablo Larrain, ho pensato di avere l’occasione di colmare una delle mie tante lacune letterarie – di Pablo Neruda, infatti, io sapevo che è stato uno stimato poeta cileno del Novecento e poco altro.

Sul film di Larrain, purtroppo, critica e sottoscritto si sono dimostrati quanto mai distanti nei rispettivi giudizi. Sui giornali le parole di elogio sulla pellicola, definita un vero capolavoro, si sono sprecate; io, personalmente, anche dopo litri di caffè e ore di riflessione, resto stordito dalla visione più che entusiasta.

“Neruda”, intendiamoci non è un brutto film – anzi, il suo essere molto particolare lo fa entrare di diritto tra quelli che generano dibattiti tra il pubblico.

Su qualcosa la critica e io concordiamo: Pablo Larrain non ha realizzato il classico e scontato biopic su personaggio famoso. Il suo è piuttosto l’affresco di una nazione, il Cile, rappresentata poco dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, nel momento in cui il governo di Videla sta per trasformarsi in regime.

In questo quadro storico, Neruda (Gnecco) è rappresentato come uomo politico più che come poeta. Già senatore del Partito comunista, quando il Governo decide di perseguitare gli avversari politici (e i comunisti, definiti traditori della patria, in modo particolare) Neruda riesce sempre a sfuggire alla cattura, restando popolare e stimato nonostante l’operazione messa in atto dai detrattori.

Sulle sue tracce, l’eccentrico e ironico agente di polizia Oscar Peluchonneau (Garcia Bernal), figlio d’arte e voce narrante del racconto.

Pablo Neruda non è dipinto come un’icona popolare – da piedistallo, perfetta – ma nel suo essere un uomo volubile, amante dei piaceri della vita.

La regia di Pablo Larrain è affascinante, creativa, poetica, capace di costruire una struttura narrativa surreale e delicata, che se da una parte incanta dall’altra però trascina ineluttabilmente lo spettatore tra le braccia di Morfeo. Il punto dolente del film è proprio l’assenza di un vero cuore narrativo, l’essere costruito più su immagini e poesia che su una trama.

Il ritmo è statico, compassato, dando alla pellicola un senso generale di lentezza.

Dopo “Eva no duerme”, proiettato alla Festa del cinema di Roma, “Neruda” è il secondo film in pochi mesi che si pone l’obiettivo di raccontare una figura carismatica del Sud America al pubblico internazionale. Fortunatamente questa pellicola è almeno più vivace dell’altra.

I due attori protagonisti, Gael Garcia Bernal e Luis Gnecco, sono sicuramente degni di menzione per la capacità di formare un’atipica coppia, che si insegue e si osserva per tutto il film, arrivando a sfiorarsi solo nel finale, eccessivamente simbolico e allegorico.

Probabile che in molti lo considereranno un capolavoro – per imitazione del pensiero altrui o per reale convinzione -, ma per il sottoscritto non va oltre un punto di domanda.

 

Il biglietto da acquistare per “Neruda”: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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