di Alberto Leali

 

Un film di Giacomo Durzi. Docu-fiction, 90′. Italia, 2017

Nelle sale italiane: dal 2 al 4 ottobre

 

Correva l’anno 2013 quando il severissimo critico letterario James Wood recensiva, in termini entusiastici, per il New Yorker il primo romanzo della quadrilogia “L’amica geniale” di una allora sconosciuta scrittrice italiana, che non ha mai voluto rivelare la propria identità.

Da quel momento i romanzi di Elena Ferrante hanno superato i confini nazionali e sono diventati un vero e proprio fenomeno globale, tant’è che la rivista americana Foreign Policy ha inserito la misteriosa scrittrice tra le cento personalità più influenti del mondo e le librerie a stelle strisce espongono i libri in teche sormontate dalla scritta al neon “Ferrante Fever”.

Di Elena Ferrante non si sa praticamente nulla, al di fuori della sua origine napoletana e dei pochissimi elementi autobiografici che ha scelto di dare ai suoi appassionati lettori in “La frantumaglia”. Si può dire, infatti, che lei esista e viva soltanto attraverso le sue opere, perché, come ha più volte affermato, “i libri non hanno bisogno dei loro autori, una volta che sono stati scritti”.

“Ferrante Fever”, documentario del regista Giacomo Durzi, scritto insieme a Laura Buffoni, è il tentativo di dare rappresentazione visiva all’autrice, attraverso l’analisi della sua produzione letteraria, indagando sul suo potente mondo narrativo e sui motivi del suo straordinario successo mondiale.

Durzi si serve del prezioso aiuto di scrittori, studiosi, critici letterari, editori, librai, appassionati dell’opera della Ferrante. Troviamo, quindi, il Premio Pulitzer Elizabeth Strout, lo scrittore e saggista Jonathan Franzen, ma anche la traduttrice americana Ann Goldstein e il direttore di Europa Editions, Michael Reynolds. Persino Hillary Clinton, in piena campagna presidenziale, parla agli spettatori della sua “Ferrante Fever”.

Ma Durzi si concentra anche sull’Italia e su come venga recepito in casa nostra il successo di un’autrice che si è sempre negata ai riflettori. Salutata sin dai primi lavori con un certo entusiasmo da parte della critica, la Ferrante ha, però, suscitato nel tempo accese polemiche, culminate nella scelta, contrastata, di candidarla al Premio Strega 2015 con “Storia della bambina perduta“, ultimo romanzo del ciclo “L’amica geniale”.

Nel suo documentario, Durzi confronta le posizioni di autori come Roberto Saviano o Nicola Lagioia, della scrittrice e sceneggiatrice Francesca Marciano o di registi come Mario Martone e Roberto Faenza, che hanno adattato due dei romanzi della Ferrante per il grande schermo.

“Ferrante fever” non si sofferma affatto, però, sulla questione dell’identità dell’autrice, sfiorando semmai, solo marginalmente, le polemiche ideologiche e culturali legate al “Caso Ferrante”. Si concentra piuttosto sull’essenza della scrittrice, che emerge prepotentemente dai suoi libri.

La sua, infatti, è una scrittura che avvolge e che esplora luoghi pericolosi, in cui molti hanno paura di inoltrarsi; scava dentro impietosamente, senza edulcorazioni, arrivando alla verità delle emozioni e dei sentimenti.

Durzi riflette, attraverso l’opera dell’autrice e la sua risonanza mondiale, sul mondo contemporaneo e, in particolare, sul nostro Paese. Quanto conta cosa e come si scrive rispetto a chi si è? Quali sono i diritti e i doveri di uno scrittore verso il suo pubblico? Può un autore rinunciare ad avere un’identità pubblica? Può esistere solo sulla pagina?

“Ferrante Fever”, infatti, più che un film su Elena Ferrante, è un film sulla letteratura e sui suoi eterni dilemmi. Un documentario stilisticamente raffinato, che inframmezza le numerose interviste con la voce narrante dell’attrice Anna Bonaiuto, già splendida protagonista di “L’amore molesto”, che legge brani da “La frantumaglia”.

A illustrare le sue parole, ci sono sequenze filmate in cui una donna senza volto e ripresa sempre di spalle attraversa la città di Napoli e la bellissima e poetica animazione di Maria Cerri e Magda Guidi, che mette in immagini l’amicizia di Lila e Lenù, indimenticabili protagoniste del ciclo “L’amica geniale”.

“Ferrante fever”, oltre ad essere un evidente atto d’amore verso un’autrice, è un documentario prezioso, perché uno dei pochi a porre al suo centro la letteratura e a far venir voglia di tuffarsi nella lettura.