Un film di Frederick Wiseman. Documentario, 197′. USA, 2017

Il sistema bibliotecario di New York, cuore pulsante della vita culturale cittadina, è un apparato complesso, costituito da novantadue sedi. Sostenuto grazie a una gestione mista di fondi pubblici e privati, è nato per garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle proprie raccolte.

 

La madre di tutti gli incubi per l’inviato a un festival del cinema è ritrovarsi, la sera della premiazione, ad aver mancato di vedere e recensire il film vincitore, lasciando il suo sito scoperto. Un incubo che – lo confesso – io ho già vissuto sia lo scorso anno a Venezia che a Cannes.

Oggi conosceremo i vincitori della Biennale 2017 per il concorso principale e la sezione Orizzonti e un nome che circola da giorni con insistenza come papabile Leone d’oro è sicuramente “Ex Libris: New York Public Library” di Frederick Wiseman.

Il celebre documentarista, classe 1930, ha presentato la sua ultima fatica, oltre tre ore che raccontano la vita del sistema bibliotecario newyorkese, cuore pulsante della vita culturale cittadina con 92 sedi, e dei suoi frequentatori.

Vi basti sapere che io e Valeria Lotti ci siamo affidati al caso, per stabilire chi dovesse vedere e recensire il film. La sorte ha puntato su di me, quindi eccoci qui.

Non avendo visto alcun documentario di Wiseman prima di questo, non ho i requisiti per stabilire se questo sia all’altezza dei precedenti oppure no. Quello che mi sento di scrivere è che “Ex Libris” non dovrebbe vincere il Leone d’Oro, perché ci sono altre pellicole in gara più meritevoli per drammaturgia, regia e recitazione.

La giuria capeggiata da Annette Bening potrebbe comunque decidere di premiare il lavoro del cineasta americano, creativo e coraggioso nel voler mostrare al pubblico come la biblioteca, lungi dall’essere superata o obsoleta, offra la possibilità di trascorrere ore divertenti e felici.

Le biblioteche pubbliche di New York, nate per rendere possibile a tutti l’accesso ai libri e alla cultura, ospitano eventi che spaziano dalle classiche presentazioni di libri ai dibattiti e ai concerti.

La selezione di immagini, avvenimenti e personaggi che vediamo scorrere sullo schermo non è ovviamente causale, ma persegue l’obiettivo drammaturgico e sociale di dimostrare come la biblioteca sia ancora una zona franca dai conflitti politici, economici, razziali che scuotono gli Stati Uniti dall’elezione di Donald Trump.

Come ha detto il regista in conferenza stampa: “Se mai un giorno, terminato il suo mandato, Trump volesse aprire una biblioteca come hanno fatto alcuni suoi predecessori, credo che al suo interno si troverebbe un solo libro in molte copie, la sua autobiografia invenduta”.

“Ex Libris” è sicuramente un progetto particolare, affascinante, a tratti divertente, ma oggettivamente lungo, lento e prolisso.

Ascoltando il regista in conferenza stampa si arriva quanto meno a capire perché il documentario abbia questa struttura e questo ritmo – riflettono il suo stile, il suo modo di essere e intendere la regia -, ma lo spettatore medio potrebbe trovarli comunque un tantino indigesti.

Ma se è vero che leggere un libro migliora la vita, vedendo tutto “Ex Libris: New York Public Library” si può sperare di essersi guadagnati almeno un mese di buona sorte.

 

Il biglietto da acquistare per “Ex Libris: New York Public Library” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.