Un film di Fabio Resinaro. Con Francesco Montanari, Laura Chiatti, Juju Di Domenico, Alessandro Di Tocco. Drammatico, 90′. Italia 2022
Gennaio 1979. Il gioielliere Pierluigi Torregiani sta cenando al ristorante quando nel locale irrompono alcuni malviventi per rapinare i commensali. Torregiani vede uno di loro minacciare sua figlia Marisa puntandole addosso una pistola ed estrae l’arma che anche lui porta al fianco. Nella sparatoria cadono a terra morti e feriti, e per il gioielliere inizia una discesa agli inferi: nel giro di due settimane entra nel mirino dei P.A.C. in quanto “giustiziere borghese e fascista”, e dunque simbolo di una classe socioeconomica da defenestrare. Da quel momento comincia per lui una battaglia in cui l’uomo rifiuta la protezione della polizia e della scorta in nome della libertà di poter continuare a vivere la sua solita vita senza impedimenti.
Ispirato all’omonimo libro autobiografico di Alberto Dabrazzi Torregiani (figlio adottivo di Pierluigi) e Stefano Rabozzi, “Ero in guerra ma non lo sapevo”, in uscita al cinema per un evento di tre giorni, racconta gli anni di piombo attraverso la storia di Pierluigi Torregiani, ucciso in un agguato nel 1979.
Milano, fine anni ’70. Pierluigi Torregiani, un gioielliere che si è fatto da sé, viene coinvolto in una rapina al ristorante dove, per difendere la figlia, uccide uno dei banditi. Etichettato come “sceriffo” dalla stampa, entra nel mirino dei P.A.C. (Proletari Armati per il Comunismo), un’organizzazione armata di sinistra, che vede in lui un simbolo da eliminare.
Pierluigi rifiuta la protezione della polizia e della scorta, intenzionato a continuare la sua vita di sempre e a non interpretare il ruolo della vittima. Un peccato di orgoglio che gli costerà la vita.
Fabio Resinaro ci consegna il ritratto di un uomo qualunque, un marito e padre poco presente, molto preso dal suo lavoro e non privo di difetti. Un gioielliere di talento, non un eroe, nei cui confronti l’empatia non scatta spontanea.
Francesco Montanari è irrequieto e partecipe nel ruolo del protagonista anche se talvolta un po’ troppo affettato. Bella la fotografia, cupa come i tempi che racconta. I personaggi secondari, invece, sono lasciati nell’ombra, mentre il focus della macchina da presa è tutto su Torreggiani e sulla sua famiglia.
Il limite di “Ero in guerra ma non lo sapevo” è probabilmente quello di essere troppo didascalico, portando avanti una sorta di cronaca dei fatti senza però scendere troppo nel particolare (si ha come la sensazione che gli sceneggiatori siano stati bene attenti a toccare solo certi tasti ed evitarne altri).