“Ema”: Pablo Larraín cambia registro con un’opera perturbante

Pablo Larraín dirige un'opera folle e cruda ma anche commovente, con una grande Mariana Di Girolamo

Un film di Pablo Larraín. Con Gael García Bernal, Santiago Cabrera, Mariana Loyola, Mariana Di Girolamo, Giannina Fruttero. Drammatico, 102′. Cile 2019

Ema è fuoco che brucia, Gastón il focolare che lo contiene. Lei è una ballerina, lui il suo coreografo. Insieme hanno adottato Polo, insieme hanno fallito la sua adozione. Incapaci di gestire i suoi traumi, lo hanno ‘restituito’ ai servizi sociali e adesso navigano a vista tra rimorsi e accuse. Ema vuole il divorzio e si rivolge all’avvocato che ha accolto Polo dopo il loro fallimento. La donna, ignara delle reali intenzioni di Ema, se ne innamora come il marito, un pompiere avvenente sedotto dopo l’incendio doloso della propria auto. Perché Ema ha un piano e niente può fermarla.

 

Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra. [Vangelo di Luca 6, 27-28]

Quasi sicuramente è un azzardo interpretativo – o se preferite una cantonata – del vostro inviato, eppure mi piace pensare che gli sceneggiatori di “Ema” abbiano, anche solo inconsapevolmente, pensato a questo passaggio del Vangelo nell’immaginare il personaggio della protagonista del loro film, una donna cinica, manipolatrice e sessualmente sfrontata, capace di sfidare il politically correct imperante.

Pablo Larraín porta in concorso alla Mostra del cinema un film candidato, prima ancora dell’assegnazione dei premi, ad aggiudicarsi il titolo di più contestato, spacca-critica e spacca-pubblico dell’edizione. C’è chi alla prima ha gridato al capolavoro, chi è rimasto inorridito da quanto visto, definendolo “una vergogna”.

Personalmente ho percepito “Ema” come la bizzarra, catartica e un po’ folle rivalsa messa in atto dalla protagonista nei confronti di amici, parenti e in generale di chiunque le abbia impedito di trovare, finora, una piena soddisfazione professionale e serenità personale.

Sembra di avere davanti un mix geniale quanto folle, in chiave femminile, di Don Chisciotte e del Conte di Montecristo! Ema è una donna decisa, vogliosa, libera, emotivamente contraddittoria e fragile, magnificamente interpretata dalla sensuale e carismatica Mariana Di Girolamo – probabile Coppa Volpi per la migliore attrice.

La Di Girolamo stupisce, incanta e inquieta il pubblico dall’inizio alla fine – e che fine! -, dimostrando talento e personalità nel prendersi il centro della scena. Lo spettatore non può che osservare le continue evoluzioni della protagonista, che con disarmanti furbizia e intelligenza si adatta al proprio interlocutore.

“Ema” è anche la storia di una triplice seduzione in cui Larraín, senza alcun ipocrisia, riafferma il potere del corpo come strumento per raggiungere un obiettivo. Ema è una ballerina e tutto il suo mondo ruota intorno alla ricerca delle giuste movenze, del ritmo e della musica che sappiano rappresentare la sua sensibilità e profondità interiore.

Una visione folle, onirica, cruda, animalesca, spiazzante ed allo stesso tempo tenera, commovente e tragicomica che descrive gli incontri e i legami che la protagonista stringe inseguendo il lucido quanto folle desiderio di essere “pienamente madre” e formare una famiglia.

La regia di Pablo Larraín è accattivante, sinuosa, incalzante, furba, creativa, ricca di rimandi e omaggi al mondo del cinema, destinata a lasciare il segno nel tempo.

Dopo aver terminato la visione di “Ema”, il concetto di vendetta/rivincita al femminile assumerà un ulteriore e spiazzante significato. E chissà che la protagonista non vi faccia venire voglia di essere un po’ più liberi e determinati…

 

Il biglietto da acquistare per “Ema” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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