Un film di Icíar Bollaín. Con Anna Castillo, Javier Gutiérrez, Pep Ambròs, Manuel Cucala, Miguel Angel Aladren. Drammatico, 100’. Spagna 2016
In Italia, alla parola ulivo, associamo spesso tematiche politiche. Era il 1996 quando Romano Prodi decise di usare questa pianta forte e millenaria come simbolo della coalizione di centrosinistra – per altre notazioni storico-critiche rimandiamo a Wikipedia.
L’ulivo è un albero antico, che ha alle spalle una storia millenaria, strettamente legato al Mediterraneo.
Lo sceneggiatore Paul Laverty, fidato autore di Ken Loach, ha voluto omaggiarlo, scrivendo una storia d’amore semplice quanto intensa e commovente.
La vicenda, ambientata nella Spagna rurale, ha come protagonisti un nonno e sua nipote, e un rapporto più forte di ogni controversia e dello scorrere del tempo.
Alma (Castillo), giovane impulsiva, affettuosa e dalla forte personalità, è molto unita a suo nonno, e assiste preoccupata a come l’uomo si strugge fino a smettere di parlare e di mangiare per la mancanze dell’ulivo secolare di famiglia, che i figli hanno venduto anni prima.
Alma è determinata a restituire la vita all’amato nonno, recuperando quell’albero, che anche per lei è legato a dei bei ricordi d’infanzia.
Dopo aver scoperto che l’albero esiste ancora ed è stato trapiantato a Düsseldorf, in Germania, in una società energetica, la ragazza convince lo zio (Gutiérrez) e il suo taciturno amico Rafa (Ambròs) ad accompagnarla in un incredibile viaggio in camion per riportare l’olivo a casa.
Inizia così un’avventura donchisciottesca e folle, umile e complessa, umana ed emotiva, in cui i tre protagonisti capiranno molte cose di loro stessi. Alma soprattutto compirà un viaggio non solo fisico ma psicologico, di maturazione e crescita personale.
Lo spettatore non può non essere coinvolto dalla toccante ed intensa avventura della ragazza, ammirando la sua determinazione e il suo coraggio, fondati sull’amore che nutre per il nonno, suo unico punto di riferimento affettivo in famiglia.
Una storia semplice, ben scritta, ma quanto mai poetica, emozionante e ricca di pathos anche se con un ritmo abbastanza compassato e una regia pulita, lineare ma di respiro televisivo.
“El olivo” è un road movie nel segno dell’amore e del desiderio di difendere le proprie origini, e allo stesso tempo una criticare all’edonismo e all’insensibilità della nostra società.
Il film ha portato alla ribalta Anna Castillo, vincitrice con merito del Premio Goya come migliore attrice spagnola emergente.
La Castillo conquista lo spettatore con la sua personalità, il talento, il carisma, la disinvoltura e naturalezza con cui regge il peso dell’intero film e il modo incisivo e profondo con cui da vita ad Alma.
Il resto del cast è altrettanto valido e talentuoso, dà un bel contributo alla riuscita del film.
Il legame affettivo tra nonno e nipote è solido, forte ed eterno quanto una pianta di ulivo, che nonostante tutto ha la capacità di rigenerarsi, come ci mostra il poetico e toccante finale.
Il biglietto da acquistare per “El olivo” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.