“Darkest minds”: teen movie tra inseguimenti, fughe e superpoteri

Amandla Stenberg nell'adattamento del romanzo distopico omonimo di Alexandra Bracken

Un film di Jennifer Yuh Nelson. Con Amandla Stenberg, Mandy Moore, Gwendoline Christie, Patrick Gibson, Harris Dickinson. Fantascienza, 105′. USA 2018

In un futuro distopico, una malattia diffusa in tutta l’America uccide il 98% dei bambini. I pochissimi superstiti sviluppano superpoteri e per questo vengono internati in campi di concentramento. Una sedicenne fugge dal suo campo e si unisce a un gruppo di altri ragazzi in fuga dal governo.

 

Basato sul romanzo omonimo di Alexandra Bracken, primo di una serie, “Darkest minds” di Jennifer Yuh Nelson (Kung Fu Panda 2, Kung Fu Panda 3) richiama saghe come quella di “Hunger Games”. E non solo per la protagonista, Amandla Stenberg, che lì interpretava la piccola Rue.

“Darkest minds” è prima di tutto un film d’azione. Che si tratti di inseguimenti, di combattimenti o trappole, tutto è raccontato in maniera visivamente chiara e tenendo alta la suspense.

Chiara l’intenzione di intercettare i gusti prima di tutto del pubblico giovane, con la forte contrapposizione tra mondo teen e mondo adulto. Peccato che il film non porti assolutamente niente di nuovo al filone young adult ad alta componente distopica. Le metafore che sostengono l’angoscia adolescenziale, ad esempio, sono banali, dirette, un po’ insipide.

Spettacolari, come da copione, gli effetti speciali e visivi, ma nonostante la volontà spasmodica di sorprendere lo spettatore, la trama risulta meno convincente di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Si ha spesso la sensazione che alcune questioni vengano sbrigate in modo frettoloso, per dare spazio alle storyline principali, soprattutto quella di Ruby e della scoperta dei suoi poteri.

Il cast è convincente, affascinante quanto basta, ma l’unica interprete che spicca è la Stenberg.

Insomma, “Darkest minds” è un prodotto discreto, che però si inserisce in un genere già saturo di titoli. Il suo non aggiungere niente di nuovo, originale o memorabile fa sì che risulti in linea con chi l’ha preceduto, ma niente di più.