I segreti contenuti nei 2.000 rotoli di papiro rinvenuti a Ercolano a fine XVIII secolo potranno essere finalmente rivelati grazie ai raggi X. Senza rischiare di distruggere o danneggiare i preziosi reperti – ed è questa, forse, la notizia più importante. Gli scienziati hanno lavorato per decenni sul progetto, e adesso la soluzione dell’enigma sembra essere stata individuata.
Il risultato innovativo si deve al gruppo coordinato dal fisico Vito Mocella, dell’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi (Imm) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a Napoli, in collaborazione con i ricercatori del Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese (Cnrs), dell’università tedesca Ludwig Maximilian e dell’Esrf.
La tecnica utilizzata è la tomografia a raggi X a contrasto di fase, che aiuta a distinguere anche materiali con limitato contrasto tra loro. L’equipe guidata da Mocella ha lavorato su due papiri conservati a Parigi, presso l’Institut de France. Avvalendosi del procedimento è stato possibile per gli studiosi individuare la differenza fra inchiostro e papiro, dal momento che il primo non penetra del tutto nelle fibre vegetali, formando così un leggero spessore sulla superficie del foglio. I bordi delle lettere, spiega Mocella, «deviano la luce e diventano leggibili nelle immagini ottenute». In questo modo «sono state individuate alcune parole e tutte le lettere dell’alfabeto greco che hanno consentito di avanzare delle ipotesi sia sul periodo dello scritto (I secolo a. C.) che sull’autore, si tratterebbe di uno scritto di Filodemo, destinato alla scuola da lui fondata».
La ricerca ha permesso anche di scoprire la composizione dell’inchiostro utilizzato nei papiri: acqua, gomma arabica e nerofumo. Stando alle parole degli esperti, individuare le percentuali esatte sarà cruciale per migliorare la tecnica e calibrare l’energia del fascio di luce da usare. Nuovi test saranno condotti in primavera, e insieme verranno sviluppati nuovi algoritmi per l’analisi dei dati.
La tomografia permetterà di srotolare in maniera non invasiva, senza ricorrere al tocco vero e proprio, e quindi di leggere i preziosi documenti. Dai rotoli ci si aspetta di entrare in possesso di nuove, preziose conoscenze sulla filosofia e la letteratura dell’Antica Roma. I 2.000 papiri rinvenuti a Ercolano sono infatti tutto ciò che resta dell’unica biblioteca dell’antichità giunta fino a noi. La Villa che li custodiva era una delle tante abitazioni patrizie della città romana, proprietà di Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare e acerrimo nemico di Cicerone.
L’eruzione del Vesuvio che provocò la distruzione delle città di Ercolano, Pompei e Stabia nel 79 d.C. ha fossilizzato i rotoli, ricoprendoli di fango, detriti e cenere. Rimasti sepolti per centinaia di anni sono stati ritrovati nell’ottobre 1752, quando Carlo di Borbone promosse l’opera di rinvenimento della città. Scambiati per pezzi di legno carbonizzato al momento del ritrovamento, alcuni furono usati come combustibile per riscaldare i condannati ai lavori forzati addetti agli scavi. Dopo quasi 2000 anni di silenzio, i rotoli potranno finalmente rivelare il loro prezioso contenuto.