Avevo grandi aspettative per “Come fermare il tempo” di Matt Haig, edito da E/O nella traduzione dall’inglese di Silvia Castoldi, e pubblicizzato come un vero e proprio caso letterario in Inghilterra e negli Stati Uniti. Sì, era questo il terzo libro di fine agosto che aspettavo ardentemente – oltre ad “Asimmetria” di Lisa Halliday e a “L’apprendista geniale” di Anna Dalton.
Ebbene devo dire che il libro è stato una parziale delusione – mi aspettavo troppo, forse? Durante la lettura non sono stata rapita dalla storia di Tom e della sua particolarissima vita ma ho provato soprattutto un forte senso di inquietudine e quando sono arrivata alla fine… be’, sono stata felice che le pagine si fossero esaurite – un segno non buonissimo.
L’ambientazione multipla – Londra, Parigi, Australia e via dicendo – con continui salti temporali tra Seicento, Settecento, inizio Novecento, presente, ovviamente, è affascinante e aveva un grandissimo potenziale, per questo non si può dire che “Come fermare il tempo” sia un libro brutto, punto.
La narrazione è movimentata, succedono molte cose e il fatto di inserire personaggi realmente esistiti affascinantissimi come Shakespeare o Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda, che incrociano in epoche diverse il cammino del protagonista (che non è immortale, attenzione, ha solo una sorta di disfunzione per cui invecchia molto più lentamente degli altri), fanno il gioco dell’autore spingendo il pubblico ad apprezzare la storia.
Eppure c’è qualcosa di forzato e stonato, nel libro. Soprattutto il finale. Dopo tanti viaggi – fisici e mentali -, tante paure, quella sensazione costante di non poter sfuggire allo scorrere del tempo, ecc. ecc… finisce tutto così? Semplicemente?
Arrivati alla fine si ha la sensazione che un grandissimo potenziale sia stato sprecato per una storia tutto sommato banale, semplice, prevedibile. Gli elementi per un grandissimo romanzo, che mescolasse storia e fantascienza, c’erano tutti, ma Matt Haig non ha saputo dosarli a dovere. Per questo “Come fermare il tempo” è un romanzo che sono felice di avere letto ma che certo non leggerei una seconda volta.