“Colette”: Keira Knightley è la scrittrice francese emblema di emancipazione

Il biopic di Wash Westmoreland racconta la lotta di una donna dell'Ottocento contro le convenzioni

Un film di Wash Westmoreland. Con Keira Knightley, Eleanor Tomlinson, Dominic West, Fiona Shaw, Aiysha Hart. Biografico, 111′. USA, Gran Bretagna, Ungheria 2018

Quando Colette sposa Willy, celebre imprenditore letterario, lascia per la prima volta la sua adorata campagna e viene catapultata nella Parigi libertina della Belle Époque. La scoperta della passionale vita coniugale, gli intrighi e i tradimenti di cui è circondata, le ispirano una serie di racconti autobiografici aventi come personaggio principale quello di Claudine, che si inserisce subito nell’immaginario pop delle signore francesi. Lo straordinario successo letterario viene però attribuito al marito di lei, offuscando la natura stessa di Colette/Claudine che avrà la sua rivalsa solo dopo che Willy sarà costretto a rinunciare ai diritti sulle opere.

 

Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Colette arriva nella Parigi di fine Ottocento dopo aver sposato Henry Gauthier-Villars, detto Willy, un ambizioso impresario letterario. Affascinata dalla vivacità intellettuale dei salotti della capitale e spinta a scrivere per contribuire alle finanze del marito, Colette riprende i ricordi di scuola e dà alla luce una serie di libri pubblicati con il nome di Willy.

La protagonista dei romanzi, ormai fenomeno letterario di successo, Claudine, diventa un’icona della cultura pop parigina, oltre che un simbolo di libertà femminile. Mentre cresce ed evolve insieme al suo personaggio, Colette diventa sempre più consapevole di sé, del suo talento e decide di porre fine al matrimonio. Tra lei e Willy si è infatti sviluppato un’intensa questione passionale, un tacito accordo di scambio di donne di cui Colette si è invaghita e che Willy invece conquista in segreto.

Scoperte le carte, le bugie e gli inganni si moltiplicano a discapito del rapporto di fiducia e complicità che c’era fra i due sposi. Tutto ciò che Colette scrive viene rivisto, condito e ricucito da Willy, giusto per farlo sembrare più suo. Ma il successo di Claudine è innegabile e la sua vera madre mette in discussione il sistema di tacito sfruttamento…

Alla fine i vizi di Willy lo seppelliscono in una tomba oscura e solitaria, in cui l’unica luce, per lui, è proprio Colette. Per fare fronte ai debiti, Willy venderà tutti i diritti su Claudine, provocando l’ira e la vendetta di Colette che inizierà una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere e guadagnare la sospirata emancipazione sociale.

Proprio a quest’ultima parte della storia appartiene il potente monologo di Colette, girato in un primo piano stretto, alla fine del film. Gli occhi della Knightley si allagano di lacrime, le sue parole sono veleno e finalmente condanna Willy alla vita che si merita, prima di andarsene e di intraprendere la via del successo meritato. E soprattutto, della piena felicità.

La storia dietro la realizzazione del biopic “Colette” è molto potente. Il regista Wash Westmoreland, dopo pellicole dai temi audaci e di spessore come “Quinceanera” (2006) e “Still Alice” (2014) portate avanti insieme al partner di una vita, Richard Glazer, si ritrova da solo al timone.

Proprio Glazer, costretto in un letto di ospedale a causa di complicazioni dovute alla SLA, usando con le dita dei piedi una app testo-voce, ha comunicato al regista che il prossimo progetto sarebbe dovuto essere “C-O-L-E-T-T-E”. E così è stato.

La stessa Keira Knightley, protagonista della storia, ha parlato più volte nelle interviste dell’attaccamento enorme di Westmoreland per il personaggio. E questo emerge anche nella profonda intimità di certi shots e nella voglia di glorificare al massimo un personaggio già tanto grande.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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