“Cold war”: un amore struggente nell’Europa degli anni ’50

Pawel Pawlikowski dirige una pellicola essenziale, emozionante, che parla al cuore del pubblico

Un film di Pawel Pawlikowski. Con Joanna Kulig, Agata Kulesza, Borys Szyc, Tomasz Kot, Jeanne Balibar, Cédric Kahn. Drammatico, 85′. Polonia, 2018

Nella Polonia alle soglie degli anni Cinquanta, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Wiktor, il direttore del coro, nasce un grande amore, ma nel ’52, nel corso di un’esibizione nella Berlino orientale, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. S’incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, diversamente accompagnati, ancora innamorati. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica.

 

Non poteva mancare, nel concorso ufficiale della 71° edizione del Festival del cinema di Cannes, il film romantico e tragico. Si tratta di “Cold war” del regista polacco Premio Oscar Pawel Pawlikowski.

La pellicola è talmente poetica, intensa, coinvolgente oltre che meravigliosamente interpretata dai due protagonisti da aver strappato, alla fine, un sorriso anche al vostro cinico inviato.

Lo spettatore viene accompagnato nella Polonia del 1949. Dopo la guerra il Paese è diventato satellite dell’Unione sovietica, subendone le conseguenze non solo dal punto di vista politico ma anche culturale e artistico. Si inserisce in queste seconde la creazione, su imposizione del regime di Stalin, di un’Accademia di stato dove formare i nuovi talenti.

Il titolo non si riferisce a un conflitto bellico, ma sentimentale. I protagonisti del film, infatti, Wiktor (Kot) e Zula (Kuling), si incontrano da giovani, si innamorano, sono costretti a separarsi. Poi si incontrano di nuovo e si riscoprono ancora innamorati. Ma tra loro e la felicità ci sono sempre delle barriere.

“Cold war” è una sorta di via crucis emotiva per la coppia, mai pronta a iniziare l’agognata vita insieme, lasciandosi alle spalle l’orrore e le difficoltà del passato. Terzo incomodo nel loro rapporto, che si protrae per oltre dieci anni tra giuramenti d’amore eterno e strazianti separazioni, la Polonia.

Il film è un melodramma storico mai eccessivo o stucchevole, costruito in modo semplice, lineare e con uno stile di racconto asciutto, diretto e incisivo.

Joanna Kulig e Tomasz Kot, entrambi in stato di grazia artistica, formano una coppia bellissima, affiatata, emozionante. I due attori entrano nei personaggi, al punto che chi guarda dimentica che si tratta di un’opera di finzione.

Paradossalmente la maggiore criticità del film, è proprio il fatto di aver voluto ridurre la storia all’essenziale. La scelta di non approfondire il passato dei protagonisti lascia un po’ l’amaro in bocca allo spettatore, che avrebbe gradito ulteriori scene per comprendere ancor meglio le due figure.

“Cold war”, con il suo finale amaro, struggente, toccante, resta nella mente e nel cuore del pubblico. Perché l’amore è universale, e finisce per accomunarci tutti.

 

Il biglietto da acquistare per “Cold war” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre (con riserva).