Un film di Luca Guadagnino. Con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel. Drammatico, 132′. Italia, Francia, USA, Brasile, 2017

Estate 1983, tra le province di Brescia e Bergamo. Elio Perlman, un diciassettenne italoamericano di origine ebraica, vive con i genitori in una villa del XVII secolo. Un giorno li raggiunge Oliver, uno studente ventiquattrenne che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. Elio viene immediatamente attratto da questa presenza che si trasformerà in un rapporto che cambierà profondamente la vita del ragazzo.

 

Un anno dopo la première al Sundance Film Festival, dopo essere stato un caso al box office americano, esce finalmente anche nelle sale italiane “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di André Aciman.

Io ho avuto modo di vederlo già a febbraio alla Berlinale 2017, dove è stato proiettato nella sezione Panorama, e ne sono rimasta incantata. Che bello trovarlo, oggi, nella lista dei candidati sia ai Golden Globes che agli Oscar! Ricordo la sensazione di sperduta dolcezza quando, al riaccendersi delle luci, mi sono resa conto di essere in una sala cinematografica e non sotto il sole estivo della campagna lombarda.

Questo resta sul palato alla fine del film: voglia di estate, di pigri giri in bicicletta, di bagni nei ruscelli, di labbra da baciare, di gioventù da assaporare… e un’immagine dell’Italia che non c’è più, quella degli anni Ottanta, che probabilmente i ricordi hanno reso più romantica di quanto non fosse in realtà.

Il film può essere considerato sotto alcuni aspetti un racconto di formazione, perché racconta dell’estate in cui l’adolescente Elio (Chalamet) scopre l’amore. Nella tenuta di campagna dove vive con la sua famiglia colta e multiculturale – ebrei italo-franco-americani – arriva Oliver (Hammer), uno studente universitario che per qualche settimana assisterà il padre di Elio negli scavi archeologici in zona.

Oliver è bellissimo e socievole, e tutti lo adorano fin da subito, vittime felici del suo fascino solare. Elio, introverso e intellettuale, sentirà nascere in sé qualcosa di nuovo e profondo, che non sa come catalogare e come affrontare. E noi spettatori riusciamo a percepire questa tensione erotica che percorre Elio per tutto il film come una costante scarica di elettricità, così avvolgente e sensuale da farci invaghire di ogni immagine.

Il ritmo è lento, dolce e a volte pigro, proprio come un’assolata estate italiana, ed è accompagnato dalla musica che, secondo lo stesso Guadagnino, racchiude e segue il film come una voce narrante.

Elio scopre l’amore, e il sesso, la confusione, l’emozione, la tristezza, l’adrenalina, l’amarezza, sentimenti universali, che superano i limiti di una storia per estendersi a tutte le storie, che siano tra uomo e donna, tra uomo e uomo, tra donna e donna. Perché non c’è un’etichetta da apporre all’amore.

L’interpretazione del giovane Chalamet è notevole. L’intesa tra lui e Hammer è perfetta, costruita in settimane di attività insieme. Gli attori hanno raccontato in conferenza stampa che facevano, fuori dal set, tutto quello che i loro personaggi facevano sul set – be’, quasi tutto, ha precisato Hammer sorridendo.

L’applauso che ha accolto dodici mesi fa “Chiamami col tuo nome” alla Berlinale è stato lungo e carico di commozione: meritatissimo.

 

Previous articleUno sguardo all’Inghilterra da Venezia 74: “Vittoria e Abdul” e “My generation”
Next article“Tutti gli uomini di Victoria”: una commedia che va oltre il genere
Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here