di Antonietta Mirra
Pipa calabash curva a forma di proboscide e cappello da cacciatore. Marcato accento inglese e intelligenza fuori dal comune. Di chi stiamo parlando? Ma di Sherlock Holmes, il personaggio creato alla fine del XIX secolo da Sir Arthur Conan Doyle. Comparso per la prima volta nel romanzo “Uno studio in rosso” del 1887, il detective ha riscosso un successo planetario, diventando un’icona della letteratura gialla.
Ancora oggi l’indirizzo fittizio in cui il famoso investigatore viveva, il 221 di Baker Street, nella fumosa Londra, è tempestato dalle lettere dei fan che sono convinti che Sherlock Holmes sia realmente esistito. Infatti secondo un recente sondaggio la maggior parte degli inglesi crede che Conan Doyle abbia preso ispirazione dalla realtà per creare un personaggio così completo e affascinante.
Il Museum of London ha deciso di rendere omaggio al celebre investigatore, organizzando una mostra che non solo vuole mettere in risalto le qualità e le caratteristiche personali del famigerato Sherlock, ma anche i luoghi che, con le sue indagini, ha contribuito a rendere famosi.
“L’uomo che non ha mai vissuto e che mai morirà”, visitabile a Londra fino al 12 aprile 2015, si suddivide in tre sezioni: la prima dedicata alla capitale britannica e a tutte quelle strade, quei vicoli e quei luoghi che il detective ha visitato e ha fatto conoscere al pubblico attraverso le sue indagini. Nella seconda spazio alle attrezzature e agli oggetti che facevano parte della vita di Holmes: abiti, accessori, veri e propri reperti storici, fino a quelli che potremmo definire come ricordi di una vita. Infine, l’ultima sezione della mostra è dedicata alla figura narrativa di Sherlock Holmes, alla genesi del suo personaggio, attraverso una serie di manoscritti che hanno un valore inestimabile per i fan dell’autore. Su uno di essi, datato 1887, ingiallito dal tempo e in uno stato precario di conservazione, l’autore aveva riportato l’iniziale versione di quello che sarebbe diventato il primo racconto avente come protagonista il detective di Baker Street.
Ciò che rende la mostra imperdibile sono le visite guidate che portano il pubblico in giro per la città, gli incontri e le letture, che hanno come protagonista indiscusso il fantastico mondo dell’inarrivabile investigatore. C’è anche una sezione multimediale dedicata alla ricostruzione della Londra della fine del XIX secolo, con le strade percorse dalle carrozze, accompagnate dal rumore dei cavalli e dal suono della pioggia, illuminate dai lampioni a gas che contribuiscono a rendere l’atmosfera carica di suspense e tensione.
Secondo lo storico David Cannadine, che ha aiutato ad allestire la mostra, i racconti di Conan Doyle contribuiscono a dare un’immagine fuorviante di Londra. L’autore, infatti, non racconta in modo veritiero ciò che era la città all’epoca di Sherlock Holmes. Non c’è traccia di ingorghi, di strade piene di escrementi di cavalli o di sporcizia sui marciapiedi, nelle sue pagine, e questo fa sì che i lettori si figurino un ambiente molto più accogliente di quanto non fosse in realtà.
Sherlock Holmes è un personaggio che ha conquistato tutto il mondo non solo per il mistero delle storie di cui è protagonista, ma soprattutto per il suo carattere e la sua genialità folle eppure innegabilmente affascinante. Non è un vero e proprio detective, è un botanico che non sa nulla di giardinaggio, è un ottimo chimico, uno che conosce l’anatomia e che adora la filosofia, pur senza averla mai studiata. La sua teoria è imparare di volta in volta dai casi che tenta di risolvere, perché da ogni situazione umana, anche da quella peggiore, si può cogliere una lezione sulla vita. Inoltre è un bravo pugile e spadaccino. La sua vita turbolenta non manca di riservare sorprese e sono proprio la sua arguzia e la sua prontezza a renderlo un esempio e un modello che in molti, troppi forse, vorrebbero imitare.
Proprio per questo gli oggetti che hanno fatto parte della sua vita, come la lente d’ingrandimento, la pipa e il berretto da caccia sono esibiti nella mostra, quasi a voler sottolineare la presunta realtà di un personaggio che tutti vorrebbero incontrare, almeno una volta nella vita. Alex Warner, direttore delle collezioni storiche del museo londinese, sostiene che gli oggetti personali del detective sono immediatamente riconoscibili in tutto il mondo e che Sherlock Holmes è il re indiscusso degli investigatori. È stato lui il primo a far conoscere la criminologia, cioè l’applicazione del metodo scientifico nelle indagini criminali. Il suo motto era: “Una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”.
Conan Doyle, che morì nel 1930, non immaginava il successo che avrebbe riscosso il suo personaggio. Quando decise di ucciderlo, nel 1893, desideroso di passare a nuove avventure narrative, fu travolto dall’indignazione del pubblico e fu costretto a farlo risorgere un decennio più tardi. Ai romanzi sono seguiti film, sceneggiati tv, fumetti e molto altro ancora. La mostra londinese da modo al pubblico di conoscere il personaggio a 360°. E siamo certi che sarà un successo di pubblico. Perché, come sostiene Alex Warner, “We would all like to be Sherlock Holmes”, Tutti vorremmo essere Sherlock Holmes.