Cartoline dal Festival di Cannes | “Little Joe” e “Ritratto della giovane in fiamme”

Due registe interessanti, due storie di donne - per quanto diverse per genere e ambientazione

La vostra inviata numero due di Cannes colpisce ancora: ecco altri due film in concorso per la Palma d’oro che Roberto Sapienza – per mancanza di tempo e del dono dell’ubiquità – si è lasciato scappare.

Se c’è una cosa che accomuna “Little Joe” e “Ritratto della giovane in fiamme”, per il resto molto diversi, è il fatto di avere delle donne come protagoniste, sia davanti che dietro la macchina da presa.

 

“LITTLE JOE”: UNA INQUIETANTE DISTOPIA

di Jessica Hausner. Con Ben Whishaw, Emily Beecham, Lindsay Duncan, Kerry Fox, Leanne Best, David Wilmot. Drammatico, 100′. Austria, Gran Bretagna, Germania 2019

Alice lavora in un laboratorio botanico dove si progettano nuove specie di vita vegetale. Con alcuni colleghi ha creato un nuovo fiore bellissimo alla vista e dalle notevoli qualità terapeutiche: se conservata infatti in un’atmosfera confortevole e trattato con affetto, è in grado di migliorare la vita di chi lo possiede. Preoccupata per il suo rapporto con il figlio adolescente Joe, Alice porta a casa uno dei fiori e gli dà il nome di Little Joe. Poco alla volta l’umore del ragazzino muta in maniera inquietante, e così quello dei colleghi di Alice, che si convince sempre più che Little Joe sia in grado di manipolare la mente umana.

Se pensate che gli zombie di Jarmusch siano gli unici rappresentanti dell’horror fantascientifico sulla Croisette, vi sbagliate: sono arrivate anche le piante assassine, o meglio, manipolatrici, di Jessica Hausner!

“Little Joe”, opera prima della regista austriaca, è molto coinvolgente, ambientata in Inghilterra in un laboratorio  dove la scienziata Alice (Beecham) crea una pianta capace di rendere felici le persone. La pianta si rivela, però, pericolosa, e la storia si sviluppa seguendo la crescente inquietudine della protagonista che deve capire da che parte stare…

Tanti colori brillanti e nitidi – verde, arancio, azzurro, persino il profondo rosso della pianta stessa – richiamano alla mente i film di Dario Argento e Wes Anderson. E il dubbio che alla fine mi ha instillato il film è quasi filosofico: chi ci dice che l’oblio dei sentimenti non sia una forma (seppure distorta) di felicità?

 

→ “Ritratto della giovane in fiamme”: una ricerca profonda dell’identità sessuale

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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