Cartoline dal Festival di Cannes: la dura vita dell’inviato nerd

Code sotto il sole che non portano a niente, uffici stampa che non rispondono, notti in bianco

Non potrai mai considerarti un vero inviato festivaliero se non ti ritrovi, già dai primi giorni sul posto, in almeno tre di queste bizzarre situazioni – che potranno sembrarvi sfigatissime e ai limiti del credibile, ma vi assicuro sono vere!

1) Sei l’ultima ruota del carro per qualsiasi ufficio stampa – di artisti, case di produzione, eventi collaterali e paralleli. Ogni accredito è una fortuna, per cui bisogna sudare, bombardando i suddetti uffici stampa con mail, lettere, piccioni viaggiatori…

2) Nonostante tu rientri nella classe degli invisibili – avete presente i paria indiani? – avvicinandoti ai colleghi con badge stampa di colore superiore al tuo noterai sui loro volti espressioni di velato disprezzo misto a fastidio. Ricordarsi di fare docce più volte al giorno, almeno non sarà la puzza a infastidire.

3) In periodo di Festival non c’è cameratismo che tenga: ognuno è pronto a tutto, pur di portare a casa il pezzo, lo scatto, la battuta in esclusiva. E tu devi uniformarti al trend – trasformandoti in una sorta di John Rambo con panama e occhiali da sole.

4) Tra Italia e resto del mondo c’è poca differenza, quando si tratta di eventi e proiezioni stampa riservate. Riuscire a entrare da qualche parte è pura utopia.

5) Dopo ore e ore di fila sotto il sole cocente, senza acqua o generi di conforto per stemperare la lunga attesa, capita spesso che la porta ti venga chiusa in faccia. È il destino dell’inviato semplice.

6) Una volta tornato a casa, la sera, dimenticati di godere finalmente di qualche ora di pace – e di un buon sonno. Ci sono i pezzi da scrivere, il programma del giorno dopo da studiare, gli uffici stampa da tampinare. E qualcuno intorno a te può sempre decidere di fare festa fino alle prime luci dell’alba.

Secondo voi quanti di questi punti sono riuscito ieri a centrare, al mio secondo giorno a Cannes? Buon terzo giorno!