Il giornalista propone, ma alla fine sono il Festival di Cannes e la sua rigida programmazione ad avere l’ultima parola. Il povero inviato può anche alzarsi all’alba e correre da una parte all’altra cercando di incastrare più film possibili, ma basta un disguido o un piccolo ritardo per far saltare il banco.
“Desolato, la sala è piena” e “Spiacente, la proiezione è già iniziata” sono le frasi che il vostro inviato vorrebbe non sentire mai. Ma succede, anche se siamo solo al secondo giorno di Festival.
La mia speranza di trovare conforto nella direttora si è infranta contro il suo imperturbabile: “No problem, Roberto, recuperarai nei prossimi giorni. Ma oggi cerca di portare a casa comunque qualche pezzo. Mica sei in vacanza”.
Ed eccomi qui, quindi, toppata la proiezione di “Les Misérables” di Ladj Ly, in concorso, a ripiegare sulla prima giornata di Un Certain Regard, sezione parallela ma altrettanto prestigiosa.
Ad aprire le ostilità sono state due esordienti, due registe: l’americana Annie Silverstein con “Bull” e la canadese Monia Chokri con “La femme de mon frère”.
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