Venezia 77 è alle porte, e se il nostro prode Roberto Sapienza ha già fatto la sua valigia – quest’anno piena soprattutto di mascherine e gel disinfettante – ed è partito per il Lido, la redazione di Parole a Colori si appresta a seguire per la prima volta il Festival da remoto.
Le nuove regole imposte dalla pandemia di Covid19, infatti, hanno portato a ridisegnare almeno in parte la partecipazione di giornalisti e blogger alla kermesse, con un numero minore di accrediti fisici e ma un’apertura al digitale.
Cosa si aspettano le nostre Federica Rizzo, Sofia Peroni, Concetta Piro, Federica Gamberini e Valeria Lotti da questa esperienza festivaliera sui generis? Com’è cambiata la loro vita di redattrici, in tempo di pandemia? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro, “redattrici digitali” della Mostra del cinema di Venezia.
“Cosa mi aspetto da Venezia77?? Sicuramente una sorta di ritorno alle origini, un
Festival in cui protagonisti tornano ad essere i film e non i personaggi che li
accompagnano” racconta Federica Rizzo.
“Certo è che con la riduzione dell’accesso ai red carpet e alle conferenze stampa il glamour, che da sempre è parte integrante della Mostra del Cinema, scomparirà. Nessuna corsa, dunque, alla battuta strappata, all’autografo o al selfie con la star di turno, ma solo tanto, puro, cinema. Sempre che si riesca a entrare in sala.”
“Quest’anno è tutto diverso – spiega Sofia, alias Captain Peroni. – Surreale è l’aggettivo che mi balena in mente da marzo. Sembra di stare in Contagion di Soderberg. Eppure è tutto terribilmente reale”.
“Come ogni anno Venezia avrebbe rappresentato la mia vacanza cinefila, la riunione di quella che ormai è una seconda famiglia, la ricarica necessaria prima di ripartire con un anno di studi, lavoro e quant’altro. La Mostra del cinema è da sempre un mondo a sé stante, una bolla, ma anche se nel 2020 non può non fare i conti con la pandemia in qualche modo resiste. E noi non potevamo certo mancare.”
C’è malinconia, nelle parole di Concetta Piro. “Quando lo scorso anno ho salutato il Festival ho iniziato a contare i giorni che mancavano per l’inizio del successivo, quello 2020, talmente bella era stata la mia prima esperienza al Lido. Mai avrei immaginato che una pandemia potesse creare tanti disagi e generare il ridimensionamento di un Festival che quest’anno seguirò solo da casa”.
“Per quanto la tecnologia aiuti, per quanto oggi ci consenta di godere del cinema anche dal divano di casa, io ho un’anima dai sentimenti antichi e so già che la sala, il silenzio, il buio prima della proiezioni, gli applausi e i bisbigli alla fine, le chiacchiere con i colleghi davanti a un caffè, le poche ore di sonno mi mancheranno moltissimo. Comunque questa edizione digitale sarà un’esperienza che, per quanto diversa, resterà a suo modo memorabile e mi darà la possibilità di sentirmi partecipe di qualcosa di straordinario.”
“Quando il 27 agosto ho ricevuto la prima mail del buon Roberto Sapienza, in realtà, io non mi aspettavo di partecipare a questa nuova edizione digitale di Venezia – racconta da Londra Federica Gamberini. – Quando le mail si sono fatte otto, a cui si aggiungono i vocali sul telefono, però, ho capito di aver espresso un giudizio affrettato e che era meglio prepararsi bene”.
“Leggendo notizie e revisionando le trame dei film che mi sono stati assegnati, credo di aspettarmi da Venezia un viaggio verso l’inconsueto e tutto ciò che è altro da me. La diversità dei film e del modo di fruirli, mi spinge a guardare al Festival coma a un modello di buon uso della piattaforma digitale per avvicinare il pubblico a pellicole e autori che, per una volta, non sembrano essere stati scelti solo in base al blasone. In questo mondo che si prende una pausa, guardo a Venezia come a un’occasione per fare il punto sul presente e scoprire qualche cosa di nuovo sul mondo che mi circonda.”
“Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata a seguire, seppure da remoto, Venezia 77? La perseveranza del collega Sapienza è stata premiata – spiega Valeria Lotti, direttamente da Berlino – e mentre lui cerca di barcamenarsi in loco tra nuove regole e restrizioni, io mi sistemo comodamente davanti al computer.”
“Ho seguito la Biennale solo una volta e ne serbo uno splendido ricordo: ho visto Susan Sarandon, Jim Carrey e Claudia Cardinale; ho corso tra sale, conferenze e terrazze di magnifici hotel; ho passeggiato in spiagge semi-vuote e sgomitato in una piazza San Marco fin troppo piena. Quell’esperienza resterà unica, ma quest’anno bisognerà trarre il meglio da un festival quantomeno atipico, in cui son sicura il nostro volenteroso inviato apprezzerà ancor di più le donne che (virtualmente) lo circondano… Allora, fuoco alle polveri!”