Cartoline da Cannes | Film di nicchia, produzioni asiatiche e John Carpenter

La quarta giornata del Festival regala chicche in concorso e alla Quinzaine, e un bell'incontro

Il nostro buon Vittorio De Agrò, l’inviato più attivo che io abbia mai visto, colleziona più film che ore di sonno, durante i festival. Ciononostante anche lui è umano e capita che salti almeno alcuni eventi e proiezioni, a volte per mancanza di interesse, a volte per mancanza di tempo.

Ed è qui che entro in gioco io, cari lettori, l’inviata numero due, che prova a godersi il Festival di Cannes senza rinunciare alle sue amate – e necessarie – otto ore di sonno.

Ho cominciato con la visione dell’ottimo “Bacurau” di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, in competizione per la Palma d’oro. Ambientato vagamente tra qualche anno, ci mostra una piccola comunità indipendente brasiliana che si difende dagli attacchi di misteriosi assassini. Ci sono politica, molto sangue e letture allegoriche, in una creazione tanto assurda quando attuale.

Sono poi passata in Asia. Alla Quinzaine des réalisateurs è stato presentato “Hatsukoi (First Love)” di Takashi Miike, una yakuza story sui generis, in cui i traffici loschi della mafia giapponese (yakuza, appunto) si intrecciano con le vicende di un giovane boxeur. Sangue e violenza anche qui, ma si ride parecchio.

Per finire, degno di nota l’incontro con John Carpenter, maestro indiscusso del cinema horror. Venuto a Cannes per ritirare il premio alla carriera Carrosse d’Or, è poi stato ospite all’American Pavilion, dove ha mostrato genuino interesse a conversare con gli studenti di cinema e a dar loro consigli, nel suo tipico stile schietto e autoironico.

“Se volete fare un film, buttatevi, fatelo! La tecnologia vi fornisce mezzi che io da giovane non avevo, approfittatene!”. Un consiglio valido per tutti, in tutti i campi, non soltanto in quello cinematografico.

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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