Anche quest’anno, sono a Cannes! Non è una dichiarazione di circostanza o la sottolineatura di un dato di fatto, caro lettore, piuttosto la gioiosa affermazione di aver superato un inverno punteggiato da risonanze magnetiche, ernie discali e operazioni chirurgiche.
Sono in piedi – anche se magari un tantino claudicante! – sulla Croisette, dopo oltre dieci ore di viaggio in auto. Un tempo che mi è servito per buttare giù qualche riflessione e considerazione, che come di consueto sono pronto a condividere.
Questo è il mio sesto Festival di Cannes da inviato, il secondo “post-Covid”. Nonostante la pandemia non sia, numeri alla mano, finita, la frenesia del “ritorno alla normalità” ha contagiato anche gli organizzatori di Cannes. Le restrizioni sono state quasi tutte abolite, e chi ancora indossa una mascherina, come il sottoscritto, si sente di nuovo una mosca bianca, o se preferite “l’ultimo dei giapponesi” in gita nel Vecchio Continente.
Il Festival di Cannes è tornato nella sua consueta collocazione tardo primaverile, deciso a riprendersi con gli interessi quello che nei due anni passati è stato, gioco forza, sacrificato. Il glamour e le feste possono coesistere con un certo qual senso di responsabilità e prudenza? Vi faremo sapere.
Per adesso posso dirvi che, così come gli amici di Venezia lo scorso anno, anche il buon Frémuax e il suo staff stanno sembrano avere qualche problemino con la matematica. Il Festival non era ancora partito che già il sistema di prenotazione online (che ha sostituito le classiche code fuori dalle sale e lo scorso anno, con un numero limitato di partecipanti, ha funzionato piuttosto bene) era andato in crash, provocando crisi di panico e isteria tra gli addetti ai lavori.
In passato il giorno zero del Festival era scandito da urla di gioia o di rabbia in seguito alla consegna dei badge e alla conseguente scoperta del proprio colore. Adesso, invece, si cammina con lo sguardo incollato agli smartphone, per cercare di accedere alla piattaforma di prenotazione.
E non ci si saluta più, dopo un anno di lontananza, con domande come: “Come stai?” oppure “Di che colore hai avuto il badge?” ma piuttosto con: “Hai prenotato il tal film?” o “Ha crashato anche a te?”. Ecco la nuova normalità dell’inviato, in questa bella era digitale.
Cannes 2022 è appena iniziato, ma già il caos regna sovrano – online, quanto meno, e anche nella sala stampa, tornata ai fasti pre-pandemici, da cui io cercherò di tenermi ben lontano. Ma Pas de panique, le cose possono sempre migliorare da qui al 28 maggio. Siamo pur sempre in Francia.