Quello che ci presenta Walter Veltroni in “Buonvino e il caso del bambino scomparso”, dopo il suo fortunato esordio nel giallo con “Assassinio a Villa Borghese”, è un altro cold case… all’amatriciana.
Protagonisti della storia, edita da Marsilio nella collana Le lucciole, il commissario Buonvino e la sua squadra di investigatori, non più raffazzonata come nel primo romanzo della serie, e arricchita da due new entry che sembrano preannunciare sicuri futuri sconquassi all’interno del commissariato di Villa Borghese e nel cuore dello stesso Buonvino.
Siamo nell‘estate del 2020, a distanza di un anno dalla soluzione del caso dei corpi smembrati. La città eterna sembra essersi risvegliata dal torpore impostole dalla quarantena forzata per il Covid 19.
Un giorno di giugno Buonvino. oramai saldamente al comando del commissariato, viene avvicinato da una ragazza, Daniela Nodari, che lo implora di indagare sulla scomparsa del fratellino Aldo avvenuta nel parco di Villa Borghese undici anni prima. Un fatto rimasto avvolto nel mistero: nessun corpo ritrovato, nessun movente apparente per la sparizione, l’arresto di un uomo poi rilasciato perché estraneo ai fatti.
Nel racconto di Daniela sembra esserci qualcosa di non detto, ma quello che ha sentito basta al commissario per chiedere la riapertura delle indagini al magistrato. Insieme alla sua squadra, Buonvino arriverà a scoprire inaspettate quanto sconcertanti verità…
In questo secondo capitolo della saga Veltroni dà ampio spazio – forse anche un po’ troppo, trattandosi di un giallo – all’intimità di alcuni personaggi secondari. Questo va a discapito della trama, a cui sembrano essere in parte sottratti la suspence e il mistero, ingredienti indispensabili per avvincere il lettore.
“Buonvino e il caso del bambino scomparso” è una lettura godibile, ma niente di più.